Beyond the Sun: lasciate che i bambini vengano a me

Un film denso di parabole cristiane: la storia di alcuni bambini alla ricerca di Gesù, come gli apostoli.

Un gruppo di bambini alla ricerca di Gesù. Questo il plot, essenzialissimo, di Beyond the Sun. Che non susciterebbe tanto interesse, apparirebbe come il concetto alla base di un qualunque filmino girato in una scuola cattolica. Ma in questo film c'è la celebrity cattolica per antonomasia in persona, l'amatissimo Papa Francesco, che appare nella pellicola. "L'idea nasce con il Papa, coinvolto sin dall'inizio nel progetto", ha spiegato la regista Graciela Rodriguez Gilio.

Beyond the Sun: un'immagine dal set del film
Beyond the Sun: un'immagine dal set del film

Se non ci fosse stato il Papa, non ci sarebbe stato nemmeno il film. E si vede. Già dal pressbook internazionale, in cui una foto di Francesco troneggia nella prima pagina e all'interno del quale Graciela e i due produttori, Andrea Iervolino e Monika Bacardi di Ambi Media Group, vengono ritratti insieme al Papa. Il film è rivolto ai bambini e il linguaggio che utilizza ne è la prova. Tutto estremamente semplificato, tanto da risultare quasi banale per un adulto che ha ricevuto una solida educazione cattolica, ma non scontato al giorno d'oggi, quando tale educazione non si impartisce più con la portata che aveva anche solo quindici anni fa. "Il Papa aveva questa idea che il film dovesse essere comprensibile dai bambini, parlare loro, coinvolgerli nel racconto del Vangelo", ha continuato a spiegare Graciela durante la conferenza di presentazione alla Festa del Cinema di Roma.

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Un film composto di metafore, come il Vangelo

Beyond the Sun: una scena del film
Beyond the Sun: una scena del film

Ciò che appare evidente è la metafora della Terra Promessa, con paesaggi da togliere il fiato. Le location in Argentina e in Patagonia sono a dir poco meravigliose, sempre inondate di luce, tanto perché il messaggio sia chiaro e inequivocabile. Poi gli agnelli, le pecorelle smarrite, il lupo in agguato. "È un viaggio spirituale e pieno di metafore", spiega sempre la regista. "Molto spesso abbiamo usato le montagne come metafora: la difficoltà per raccontare un viaggio di ricerca, molti ostacoli da superare prima di trovare Gesù". Una formula esplicitamente richiesta dal Papa, quella per cui i ragazzi potessero appassionarsi alla storia e alla ricerca di Gesù. "Perché in questo mondo abbiamo bisogno di messaggi positivi", come ha voluto aggiungere il produttore Andrea Iervolino, spiegando tra l'altro che i proventi di questo film andranno ai bambini poveri in Argentina, tramite associazioni internazionali di volontariato che si occupano della loro istruzione.

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Il film vedrà poi, oltre alla normale distribuzione nelle sale, una programmazione speciale "che inventai molti anni fa", sostiene Iervolino. Si chiamano Cine School Day e sono proiezioni pensate per tutte le scuole che ne fanno richiesta. Basta telefonare o inviare un'email e Ambi Media Group farà pervenire la copia per la proiezione mattutina al cinema più vicino alla scuola che ne ha fatto richiesta. "Cercheremo di far seguire il dibattito, ma i compiti che dovranno fare a casa sono aperti non solo a chi è cristiano, bensì a tutti", prosegue Iervolino. "Noi cerchiamo di divulgare l'idea che esista un qualcosa di più grande di noi, un Creatore. Ma al di là di Dio, il film insegna che ci sono altri modi per risolvere i conflitti".

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Un film rivolto ai bambini cristiani

Beyond the Sun: un'immagine dal set del film statunitense
Beyond the Sun: un'immagine dal set del film statunitense

Eppure, per quanto Iervolino possa sostenere il contrario, il film è adatto a un pubblico per lo più infantile e parla un linguaggio fatto di allegorie che non sarebbero molto chiare a chi non è cristiano. Non sempre almeno. Già il titolo, Beyond the Sun, si riferisce a un verso dell'Apocalisse che Papa Francesco ha ripreso in una delle sue ultime encicliche, Laudato Sii. Il verso recita "Al di là del Sole, Gesù fa nuove tutte le cose", ma questo è un riferimento ostico da cogliere già per un adulto cristiano, figuriamoci per il resto delle genti. "Abbiamo deciso di non fare questo film per affari, ma per far del bene, qualcosa di buono", ha poi raccontato Iervolino. "Produciamo dagli otto ai dodici film all'anno, lavoriamo con dei premi Oscar. Avevamo cercato uno sceneggiatore Premio Oscar per scriverlo, e star che potessero far parte del cast. Ma poi un giorno eravamo in Argentina e, dopo l'ennesimo meeting, abbiamo capito che Graciela avrebbe dovuto fare la regista. Questo è il suo primo film, non è una regista di professione, ma lei avrebbe rispettato di più la volontà di Papa Francesco".

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Proprio questo, tuttavia, è il grande difetto del film: la mano inesperta, che cerca di rispettare la volontà del Santo Padre che le ha pronunciato la parola chiave della pellicola: coraggio. Molto nobile, senza dubbio, ma il film ne risente. Le metafore si fanno cliché, la regia è incerta, l'utilizzo di luci e ombre alquanto didascalico. Difficile pensare un adulto che non faccia il catechista in grado di apprezzarlo. Dopo lo screening in Vaticano, il Papa ha scritto una lettera a mano alla produzione: "Questo film è un piccolo germoglio che fiorirà e diventerà una cosa fantastica". È evidente l'intento che sta dietro tutto questo, e pensarlo in quella chiave ne fa un lavoro riuscito. Roma è la città ideale per presentarlo, ma fuori dal mondo cattolico non siamo sicuri riesca ad avere respiro.

Movieplayer.it

2.0/5