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Potenza, "Chi aderisce all’Arcigay non può fare da madrina o da padrino nei sacramenti"

Cresima 
Il parroco di Savoia di Lucania alla riunione dei ragazzi che dovranno cresimarsi e delle loro famiglie. La vice presidente dell’associazione: “Un’affermazione che semina odio”
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"Chi aderisce all’Arcigay non può fare da madrina o da padrino nei sacramenti". Sono le parole pronunciate da Don Pompeo Monaco, parroco di Savoia di Lucania, in provincia di Potenza, durante l’incontro in chiesa dei ragazzi che nel prossimo novembre riceveranno la cresima e delle rispettive famiglie. Il commento è rivolto alla vice presidente dell’associazione, Antonella Giosa, tre i presenti alla riunione.
 
“Questa perla esce dalla bocca del parroco del mio paese – dice Antonella Giosa, raccontando l'episodio - Ho riflettuto a lungo se denunciare o meno ciò che è accaduto, non perché mi sia sentita offesa da simili affermazione ma perché penso che persone a cui tengo molto potessero sentirsi mortificate. Ma per il ruolo che occupo nell’Arcigay Basilicata non potevo rimanere in silenzio. Tutto ciò è accaduto in un incontro che si è tenuto a Savoia di Lucania, paese in cui vivo. Eravamo nella chiesa madre, dove il parroco aveva voluto incontrare i ragazzi e le famiglie che nel prossimo novembre riceveranno il sacramento della cresima. Il parroco quindi ha ritenuto opportuno, forse per la mia presenza, precisare che chi aderisce all’Arcigay non può essere padrino o madrina nei sacramenti, affermazione a dir poco fuori da ogni lucido ragionamento. Onestamente credo che avrebbe voluto aggiungere altro ma non ne ha avuto il coraggio. Cosa pensano i vertici della chiesa lucana di questo increscioso episodio?
 
Non mi aspetto la solidarietà dei miei compaesani che affollano la messa domenicale – continua - quella non c'è mai stata. L'intento non è nemmeno quello di far capire al parroco che ha detto un mucchio di sciocchezze. La cosa a cui tengo di più e che più mi fa soffrire è che abbia pronunciato simili parole alla presenza di ragazzi e ragazze adolescenti e che hanno preso per buone simili amenità. Sappiamo bene che nei nostri piccoli paesi la voce del parroco è il verbo e credo che nessun genitore presente si sia premurato di dire ai loro figli che il don aveva detto una sciocchezza enorme e che con una simile affermazione stava seminando odio. 
 
Al parroco e ai miei compaesani dico che nell'associazione che mi onoro di rappresentare c'è solo umanità e amore - conclude - sentimenti che non albergano nelle omelie domenicali. Smettiamo di far finta che tutto vada bene. Non smettiamo di indignarci, ne va del nostro futuro. Una comunità che non accoglie e che discrimina che futuro ha?”
 
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