Napoli

Renzi fa tappa a Potenza e visita il Cnr di Tito

Il segretario del Pd: "Il treno serve a stare lontano dal chiacchiericcio. La sinistra in Italia si occupi dei problemi degli ultimi e non dei problemi dei gruppi dirigenti"

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Una visita inaspettata quanto fugace quella del segretario nazionale del Pd Matteo Renzi nel potentino. Dopo la tappa di pochi giorni fa a Matera Capitale europea della cultura 2019, scansa la città di Potenza, paese natale del coordinatore nazionale Mdp Roberto Speranza, e decide di tornare sì in Basilicata ma di scendere dal suo “treno dell’ascolto” qualche chilometro prima, in un comune della provincia. Dura giusto il tempo di una pizza e di una visita ai laboratori del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) di Tito, il secondo giro lucano di Renzi.


“Nel mio viaggio in treno – ha detto ai giornalisti - incontro persone che non chiedono di legge elettorale o Bankitalia, ma di pensioni, degli 80 euro, del lavoro. Il treno serve a stare lontani dal chiacchiericcio. Per chi crede nel centrosinistra e nella sinistra, in un mondo in cui la sinistra fa fatica, è evidente la necessità che la sinistra in Italia si caratterizzi per parlare dei problemi degli ultimi e non dei problemi dei gruppi dirigenti".


Ad attenderlo, oltre al governatore regionale Marcello Pittella e al sottosegretario all’Istruzione Vito De Filippo, un piccolo gruppo di manifestanti con gli striscioni “Renzi vattene” che ha intonato cori da stadio.  
Non sono gli unici scontenti dell’arrivo del segretario del Pd. “La visita di Matteo Renzi al Cnr di Tito gli ha permesso di conoscere più da vicino una struttura di eccellenza lucana e nazionale nel settore della ricerca, che contribuisce in tante occasioni allo sviluppo di attività ad alto apporto di capitale umano e tecnologico e che la Regione Basilicata dovrebbe tenere in maggiore considerazione ad esempio nei programmi di ricerca e monitoraggio ambientale – ha commentato il sindaco di Tito, Graziano Scavone (Mdp) - Peccato che la sua fugace presenza non sia stata colta dagli organizzatori anche come l'occasione per fargli conoscere per poi affrontare, ammesso che ce ne sia davvero la voglia, le tante emergenze produttive e occupazionali che vive l'area industriale di Tito”. 



Ha poi aggiunto: “Se fosse successo, il segretario Renzi avrebbe scoperto che, proprio mentre si aggirava sul territorio titese, i lavoratori di una fabbrica rappresentativa della storia della produzione metalmeccanica lucana da tempo interessata da una crisi produttiva, la ex Firema Trasporti, erano impegnati per salvaguardare produzione e livelli occupazionali in un incontro al Mise in cui sono state espresse garanzie sulle commesse e sullo sviluppo di un piano industriale aziendale in grado di riassorbire il personale precedentemente fuoriuscito; garanzie che auspichiamo ci vengano confermate nel corso del successivo aggiornamento, sempre a Roma, del 14 novembre. Avrebbe saputo – ha proseguito Scavone – che alcuni dei pezzi che compongono il treno su cui sta girando l'Italia con ogni probabilità sono stati fabbricati nello stabilimento di Tito, anch’esso un'eccellenza nel trasporto ferroviario, settore che qui occupa diverse centinaia di lavoratori grazie alla presenza di aziende come Hitachi (ex Ansaldo), ATP, Elleysystem, al pari del comparto nazionale interessate da processi di ristrutturazione aziendale che sarebbe utile approfondire per evitarne lo smembramento e rilanciarne la competitività sui mercati esteri”.


“Sarebbe stata l'occasione – ha aggiunto il sindaco di Tito – per confrontarsi sulle proposte da tempo presentate alla Regione dall'amministrazione comunale per rilanciare e riqualificare in termini produttivi e ambientali il sito d’interesse nazionale di Tito: misure di agevolazione per le imprese esistenti e di attrazione per nuovi investitori, magari attraverso il riconoscimento di area industriale di crisi complessa e con l'istituzione della zona franca energetica. Insomma sarebbe stata l'occasione – ha concluso Scavone – per far conoscere a Renzi la Basilicata che non rinuncia alla propria dignità, ma che attende segnali concreti che diano certezza di tutela ambientale e di lavoro ai tanti giovani lucani, quelli che il Partito democratico definisce millennials, e ai loro genitori, anch’essi stanchi di continue rinunce e desiderosi di futuro”.