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Napoli, Malago: "Garanzie sulle Universiadi o il Coni non ci sta più"

Malagò 
Il presidente del Coni: “Affidarsi a un prefetto”. E spunta il nome di Taucer
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O ARRIVA un prefetto scelto da Roma, che poi fa funzionare il suo board, o niente. O si va controcorrente, rispetto ai tempi morti, oppure il Coni non ci sta. "Semplicemente, ci mettiamo la faccia solo a queste condizioni". Secco. Severo. Ma senza astio. Giovanni Malagò, presidente del Coni, rompe il silenzio ieri, da Praga. Rispondendo a Repubblica dopo l'incontro avuto con presidente Matytsin, vertice della Federazione internazionale degli sport universitari. Soprattutto, dopo "aver scorso un sacco di cose inesatte che mi venivano attribuite".

Quindi chiariamo, presidente. È vero o no che lei è preoccupato per come sta andando?
"Premesso che dialogo volentieri con tutti gli attori in campo ormai da mesi, a cominciare dalla Regione, dall'Agenzia regionale, ma anche dal Comune che per me è importante ed è giusto debba stare a bordo e in partita come gli altri. Premesso che siamo felici che Napoli abbia le sue Universiadi... ".

Però?
"Però mi sembra evidente che con le normali procedure non siamo più nei tempi e nelle condizioni ideali. Sarebbe quindi un rischio da incoscienti non avvalersi di una vera e propria struttura commissariale di governo: quella che potrà esser insediata, allo stato, data anche la scadenza del governo alle porte, dall'emendamento alal legge di Bilancio".

In teoria, tutti sono già d'accordo con questa strategia.
"Certo, a parole siamo tutti d'accordo. Da Napoli a Roma, e viceversa. Ho visto le dichiarazioni del governo. Ma io concordo innanzitutto con l'impostazione che ha dato l'Anac di Raffaele Cantone e credo che spetti innanzitutto al ministro dell'Interno Marco Minniti scegliere. La figura, certamente di esperienza specifica, che sarà individuata si avvarrà poi di una struttura dove ci saranno i suoi stretti collaboratori e anche le rappresentanze del Comune, ovviamente della Regione, dell'Aru. E auspico fortemente, come vertice del Coni e interlocutore del mondo sportivo internazionale, che così vadano le cose. Perché per noi non esiste altro scenario. E obiettivamente del tempo si è perso".

Significa, scusi: o così o noi ci sfiliamo?
"Semplicemente, e senza alcun tipo di risentimento verso nessuno: se le cose si fanno così, il Coni è molto felice di dare una mano, di metterci la faccia, ascoltare, collaborare, operare in sinergia. Altrimenti, ci teniamo fuori".

Di chi sono le responsabilità?
"Non sta certamente a me, dirlo. Mi limito a osservare che, se questo emendamento passerà come tutti ci auguriamo, il commissario prefettizio non potrà che assumere i pieni poteri e insediarsi, e cominciare il suo lavoro, dal momento in cui la legge entrerà in vigore: parliamo di gennaio 2018. Ovvero, solo un anno e mezzo prima del via alle gare. Ci rendiamo conto di questo?"

Si è detto che lei non abbia gradito il diffuso numero di impianti su cui distribuire eventi e gare.
"Ripeto. Non sono considerazioni che ho fatto. né mi spettano. La pianificazione come proposta tocca agli enti locali, giusto. Il punto poi è far combaciare i programi con la realtà".

Siete preoccupati soprattutto dalla redazione di bandi, gare.
"Beh, sì. Conosco quei tempi tecnici, conosco insidie di varia natura, anche della burocrazia. Ma quando il commissario potrà avviare il lavoro e dirigere questa compagine in cui ciascuno avrà la sua voce, si dovrà andare all'unisono. Nel board, ciascuno avrà la sua voce e porterà il suo contributo. Noi lo faremo attraverso il nostro dirigente, Roberto Fabbricini".

Repubblica ha raccontato la vicenda delle voci ritoccate su alcuni capitoli fondamentali: come le spese per staff e consulenze, più borse di studio, addirittura 40 milioni di euro. Non è un elemento che può alimentare domande e preoccupazioni sull'uso a pioggia di queste risorse?
"Non deve fare a me, questa domanda. Noi, come Coni, non ne sappiamo nulla. Non abbiamo visto nulla di questi prospetti né siamo interessati a farlo. E voglio precisare che non ci interessano né il come né il quanto di imprese, consulenze, forniture".

È fiducioso sull'esito di queste Universiadi?
"Devo esserlo. Voglio esserlo".

Ma resta in allarme.