Napoli

Le chiese scuole di ateismo

3 minuti di lettura
Massimo Cacciari ha ragione: “Le Chiese sono diventate delle grandi scuole di ateismo. Nella gran parte di esse, la forza paradossale del verbo di Cristo viene trasformata in un discorso catechistico e ripetitivo, un piccolo feticcio consolatorio e rassicurante, un idoletto. È l’opposto di ciò che insegnava Gesù domandando ai suoi discepoli: “Chi credete che io sia?”. Difficile dargli torto, e non sarà il populismo pauperistico, cosa diversa dalla carità che sconvolge la storia, a garantire alla Chiesa la ragione della sua esistenza che non può che essere fondata sulla risposta a quella domanda.

«Fu entusiasmante sentire la straordinarietà di quel testo da giovane studente — continua Cacciari – La bellezza di una storia che induce ad andare alla ricerca, senza certezze, rischiando. Al novanta per cento i preti sono incapaci di rendere la potenza di quel racconto. Le loro omelie, spesso, sono delle lezioni di anti religione».

Già, perché quella domanda oggi è evasa, schiacciata da mode new style clericale di ricerca di approvazione della massa che supera di gran lunga l’ansia della ricerca della verità che per sua natura va oltre il democratico, oltre l’applauso, oltre il successo. Chi è Gesù per te Chiesa, non per la gente perché si possa dai numeri del consenso trovare motivo alla propria soddisfazione, dai titoli dei giornali sicurezza, cosa che va bene alla politica, ad un organismo sociale, ad una associazione umanitaria o culturale, non per un mistero di passaggio di Parola inaudita che esiste per sua natura per anticipare il futuro. Predicare il Vangelo, oggi come sempre, significa far sentire la propria voce tra le tante che il mondo raccoglie lasciandole la tonalità sua propria senza ridurla al già detto, al già dato, al già sentito, e se la Parola non arriva al destinatario non può la Chiesa colpevolizzare il mondo, è responsabilità sua, il suo unico scopo è quello di far correre il Verbo nella complessità degli avvenimenti umani. Più che domandarsi “dove va il mondo”, colpevole di non accettare la Parola, dovrebbe chiedersi “dove va la Chiesa”.

Perché ogni volta che una struttura umana cessa di essere trasparente al mistero, tanto che la presenza dello Spirito non risulta più leggibile e manifesta agli uomini, va cambiata e rinnovata. Dove va la Chiesa incapace di costruire il dialogo con un mondo che, ci piaccia o meno, cammina in direzione opposta. Basta pensare alle posizioni riguardo alle coppie di fatto, alle nuove vie di unione familiare, al rifiuto categorico per l’altrui pensiero che fa risorgere muri di odio, portando inevitabilmente alla sconfitta di qualsiasi proposta credente. Dove va la Chiesa mentre soprattutto il mondo dei giovani, che dovrebbe costruire la Chiesa del domani, è sempre più attratto, sedotto e manipolato da falsi ideali e da facili illusioni. Sta di fatto che al di là degli spettacolari raduni dei giovani, la nostra gioventù è sempre più lontana dalla fede, dalle nostre chiese e dai luoghi della predicazione.

Dove va la Chiesa se la maggioranza delle nostre parrocchie fungono ancora da stazioni di servizio per l’amministrazione dei sacramenti e certo la maggioranza dei fedeli non ha nessuna coscienza di appartenere a un popolo sacerdotale. Il Vangelo è forestiero proprio là dove dovrebbe trovare casa. Dove va la Chiesa se un riflusso di clericalismo, tardo a morire, dove l’ostentazione del potere prende il sopravvento sul grembiule del servizio e non ha dato ai laici la dovuta dignità: invece di porre l’accento sul sacerdozio comune dei fedeli, si continua a sottolineare la potestà sacra del sacerdozio ministeriale o gerarchico.

E quasi come se essere laici fosse un limite e non uno stato di vita di pari dignità a quello clericale, lo spazio dato ai laici è ancora avvertito da questi come una debole concessione, così che per non sentirsi in uno stato di inferiorità, i pochi laici impegnati hanno preferito partecipare alla missione della Chiesa vestendo un ruolo da “preti a mezzo servizio”. Molti cercano invano un rifugio in neo-clericalismi laicali, in nicchie settarie, in movimenti mistici apocalittici e penitenziali, che esprimono sì una partecipazione emotiva religiosa, mancando però, spesso, di una reale crescita cristiana di uomini adulti “chiamati a libertà”.

Cacciari ha ragione, è quella la domanda: “Chi sono per te”. Il Maestro di Galilea provoca il discepolo al ragionamento, allo scrutare i segni del tempo, inaudito pensiero sul futuro. Aspetta una risposta, quasi la pretende da chi dice di essergli amico. Risposta che provoca oltre, malgrado ogni possibile fuga di parole, ogni scappatoia intellettualistica. Una risposta necessaria per chi non mente, Decisiva per chi deve fare i conti con la storia credente. Indispensabile per la Chiesa: Hai fede? E in cosa credi?