Napoli

Emergency a Castel Volturno. Un camper per assistere le "sex worker"

Il camper
  
L’utenza, al 98 per cento, è composta di cittadini stranieri, ma  arrivano anche  gli italiani
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Da Castel Volturno a Licola, da Vairano Patenora a  Nola. Macina chilometri ogni giorno un camper con la scritta “Emergency”, per distribuire thè caldo e preservativi alle ragazze immigrate che praticano la prostituzione lungo il litorale domizio e nelle zone interne. A bordo volontari e mediatori culturali che lavorano quotidianamente, ormai da più di tre anni. La base è a Castel Volturno, non lontano dalla clinica Pineta Grande.
“Siamo qui dal gennaio 2013 – spiega Sergio Serraino, referente del progetto di Emergency per il litorale domizio -  Inizialmente con un autobus gran turismo, allestito come laboratorio.

Dal 1 aprile 2015, siamo in una struttura fissa. E’ un ambulatorio di medicina e pediatria di base, aperto a tutti, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 18.  L’utenza, al 98 per cento, è composta di cittadini stranieri, ma  arrivano anche  gli italiani anche se hanno già il medico di base. Vengono per misurare la pressione, la glicemia, per le medicazioni”.

Ma l’attività che porta più utenze  nell’ambulatorio di Emergency è proprio l’assistenza alle ragazze che lavorano sulla strada.

Il camper di Emergency sulla Domiziana per aiutare le ragazze immigrate

“Da due anni a questa parte – afferma Sergio Serraino -  il 55% degli accessi in ambulatorio sono donne. In questa percentuale, una parte importante ce l’hanno le ragazze che sono costrette a prostituirsi sulla strada. Una nostra un’unità di strada, che non fa attività sanitaria, gira sui posti dove vanno a prostituirsi le ragazze, a tutte le ore del giorno e della notte. Distribuiamo preservativi, thé caldo e materiale informativo sulle malattie sessualmente trasmissibili, sulla contraccezione e cosa fare quando si rompe o si sfila il preservativo. Ma soprattutto, cosa fare per la sicurezza sul lavoro in strada. Sembra strano – aggiunge Serraino - ma queste ragazze rischiano la vita ogni giorno, perché c’è sempre qualcuno che le vuole derubare, accoltellare. Succede di tutto, fino ad essere ammazzate. Più di una nostra paziente è stata ammazzata. Dal 2014 sono almeno 200 le donne che seguiamo e vanno sempre ad aumentare”.

Il camper percorre la via domiziana verso Mondragone, poi torna indietro e arriva a Licola, dal lato opposto. Tocca tutti i posti dove le ragazze aspettano i clienti, anche se vanno a 50 chilometri da Castel Volturno. “Alcune raggiungono Vairano Patenora, Acerra, Marigliano, Nola, Santa Maria Capua Vetere – spiega il responsabile del progetto di Emergency -  ne incontriamo sempre di nuove. Dal maggio 2014 ad oggi abbiamo incontrato più di 900 ragazze. La maggior parte sono nigeriane, poi ci sono le rumene, ma anche molte italiane, albanesi, ucraine, russe, polacche, moldave. Troviamo anche brasiliane transessuali. L’utenza, invece, è per lo più italiana”.

Come fanno ad arrivare -  “Le storie sono tante. Vengono reclutate da qualcuno che promette di poter arrivare in Italia e lavorare. In passato se qualche ragazza mi avesse detto che non sapeva cosa veniva a fare in Italia, non ci avrei mai creduto. Sapevano, ma immaginavano di poter andare in alberghi di lusso e fare le Escort, Invece non sapevano che dovevano andare per strada, in luoghi come la zona industriale di Caivano. Ma negli ultimi tempi sono tante le donne che dicono che non sapevano perché stanno andando a reclutare nei villaggi ragazze sempre più piccole.”.

Da chi è gestito il traffico  -  “Alcuni anni fa bastava avere un contatto con qualcuno a Benin City o altra città e c’erano ragazze disponibili a venire in Italia. Il viaggio spesso veniva organizzato con l’aereo e la ragazza andava a lavorare sotto la “Madame”. Una ragazza costa 3500 euro. Invece il debito che le ragazze devono pagare per liberarsi dalla schiavitù si aggira sui 35 mila euro. Dietro non c’era un’organizzazione mafiosa strutturata. Oggi è diverso. Si è evoluto tutto. In peggio. Sembra che dietro l’aumento di questo traffico, ci sia  una presenza importante di gruppi cosiddetti “Secret cult” (sette segrete -  confraternite che hanno origine nelle università della Nigeria – ndr) tipo “Black axe” ed “Eye” che stanno diventando più consistenti e sembra che stiano acquisendo il controllo di tutto questo traffico, anche dietro minacce”.

Come fanno ad arrivare a Castel Volturno – “L’estate scorsa e quella precedente abbiamo visto cose esagerate. Ragazze sbarcate il primo di agosto in Sicilia,  quindici giorni dopo erano già a Castel Volturno, scappate dai centri di accoglienza straordinari. Solo state loro stesse a raccontare di qualcuno, anche bianchi, che andavano a prenderle  alla stazione o proprio fuori dal centro di accoglienza e le portavano qui o altrove. Non so cosa succeda in altri posti. Ma sicuramente a Castel Volturno, essendoci una comunità nigeriana molto consistente, diventa un punto di riferimento”.

Le “Connection house” – “Le Connection House”, sono delle abitazioni che chi le ha in fitto decide di farle diventare un luogo d’incontro per africani, perché magari c’è un ampio salone.  Diventa una specie di bar, di circolo ricreativo, dove si può consumare anche qualcosa da mangiare. E laddove c’è la possibilità, ci sono anche camere dove si può consumare sesso.  Le ragazze fittano le camere per cinque euro. Ci sono “Connection house” che col traffico della prostituzione non hanno niente a che fare. Sono gestite da persone di varia nazionalità, soprattutto ghanesi. Possono esserci anche luoghi di incontro gestiti direttamente dalla Madame, e quindi le ragazze le trovi lì. Ma in generale le ragazze vanno nella Connection House per fare sesso. Una prestazione sessuale si aggira sui 10 euro e 5 per la camera. Ci vanno solo africani e gli italiani conosciuti dalla comunità. A Castel Volturno ce ne sono una quarantina, ma si aprono, chiudono e spuntano di nuovo. Le ragazze cambiano sempre. Ci sono anche quelle che arrivano nei fine settimana e poi ritornano nei centri di accoglienza”. 

L’aiuto per chi ne vuole uscire – “Non è nella nostra mission. Ma se una ti chiede aiuto, diamo a chi vuole uscire un numero verde a cui possono chiamare. La vera difficoltà in questo momento e che non siamo in grado di offrirgli un’alternativa. Nel momento in cui viene qui una ragazza e dice: “Io voglio scappare o sono già  scappata”, non ci sono posti nelle comunità della  rete antitratta. Tutti i centri sono pieni. Le ragazze arrivate sono tante e i posti, anche se sono aumentati, sono sempre pochi”