Ne “La Fine della Ragione”, Roberto Recchioni profetizza come l’Italia finirà distrutta da fake news e populismi
Un mondo post-apocalittico dove ormai contano solo le opinioni comuni e il pensiero antiscientifico; una madre alla ricerca di farmaci ormai introvabili per curare sua figlia dalla polmonite; medici e scienziati costretti a vivere in clandestinità, in sperduti laboratori sotterranei: è questa la distopia da incubo immaginata da Roberto Recchioni ne “La fine della ragione” (pp. 112, bros., col., € 16), intensa graphic novel che – assieme a “Un amore esemplare” di Daniel Pennac e Florence Cestac – ha inaugurato Feltrinelli Comics, linea editoriale che il colosso milanese ha voluto dedicare alla narrativa a fumetti.
Già forte di un riscontro di pubblico che ha visto il libro balzare in cima alle classifiche di vendita nazionali, riuscendo ad affiancare un fenomeno come Zerocalcare, Recchioni presenterà il suo lavoro a Napoli il primo marzo, alle 18 e 30, presso il Megastore Feltrinelli di Piazza dei Martiri, dove si tratterrà anche per una sessione di sketch e dediche.
Ed è stato proprio in previsione della tappa partenopea, in un tour di presentazione che gli ha già fatto toccare diverse città italiane, che abbiamo raggiunto Recchioni per rivolgergli qualche domanda:
la Repubblica Napoli: “Ne ‘La fine della ragione’, prima ancora che incominci il racconto vero e proprio, entra in gioco il suo storico alter ego, Asso, in una nuova dimensione forse meno selvaggia, in cui appare dotato di una combattività assai più riflessiva. Il personaggio del libro – le cui pagine, dal punto di vista cartotecnico, appaiono come quelle di un diario personale - riflette effettivamente il tuo nuovo modo di essere nella realtà?”
Roberto Recchioni: “Ai tempi del primo libro in cui appariva Asso ero di sicuro più impetuoso di oggi. Non maggiormente attaccabrighe, perché quello lo sono ancora, ma meno meditato e, per molti versi, meno efficace. Del resto, oggi in giro ce n’è già troppa di gente che snocciola slogan senza pensare. Tutti cercano di cavalcare una frase fatta, di facile presa, poco importa se abbia senso o meno. Quando senti uno come Renzi – vale a dire l’uomo politico al vertice della Sinistra italiana – fare propria, in merito alle problematiche legate all’immigrazione, una frase del tutto priva di ragionevolezza e riflessione come: “Aiutiamoli a casa loro”, capisci che è tutto finito, che i giochi sono fatti, che la ragione è stata abiurata e che ci aspettano anni oscuri.”
RN: “La sua attività di influencer e di veterano dei social network le ha dato la possibilità di avere uno sguardo privilegiato sull'universo del web. A che punto, secondo lei, il sogno di un luogo libero da condizionamenti e autorità costituite si è trasformato nel ricettacolo di fake news e di credenze immotivate che, ne ‘La fine della ragione’, fa addirittura precipitare il nostro Paese e l'umanità in generale nell'apocalisse?”
RR: “Non penso che il problema siano i social o Internet. I social e Internet sono strumenti meravigliosi, usati male. Con un coltello ci tagli il pane o ci ammazzi una persona, sta a te decidere come utilizzarlo. Con i social puoi fare informazione o diffondere fake news, puoi spingere le persone al dialogo o farle trincerare dietro barricate di razzismo, ‘gentismo’ e populismo. Il problema non sono i social o il web, ma il modo in cui le persone, e poi le aziende, e poi gli organi di stampa, e poi gli stati, li usano.”
RN: “Le figure femminili stanno diventando sempre più centrali nella sua narrativa…”
RR: Se penso ad Asia, la pizzaiola-ninja napoletana, o a Logan, o a tutti i personaggi femminili che popolavano la serie ‘John Doe’ mi viene da pensare che lo siano sempre state. Ma concordo che negli ultimi anni hanno avuto un ruolo ancora più centrale nella mia narrazione. Non credo di dire una cosa nuova se affermo che il futuro di questo mondo sarà sempre più in mano alle donne. Speriamo di arrivarci con una transizione positiva e non con la guerra dei sessi, fatta di forche e gogne pubbliche, che è in atto in questo momento.”
RN: “Trama ridotta all'osso, sezioni didascaliche veloci, aggressive e acide, una parte grafica che media tra l'analogico e il digitale, mescolando vari influssi artistici (Go Nagai, Frank Miller, Andrea Pazienza). Qual è l'iter creativo col quale ha portato avanti la realizzazione del libro? Sembra quasi che lei abbia proceduto per puro istinto.”
RR: “Ho eliminato dal processo artistico e produttivo ogni passaggio che mi avrebbe permesso di mediare e correggere la mia istintività. Ho realizzato la maggior parte del libro con chine giapponesi e acqua, l’ho scritto in divenire, cambiandone la forma e la struttura in corsa, per seguire lo stomaco e il cuore. È un pamphlet, un’invettiva, un’avvelenata, un pezzo punk suonato quanto più velocemente possibile. Non ci doveva essere spazio per le rifiniture.”
RN: “Tra le critiche che sono state mosse a ‘la fine della ragione’ spiccano quelle di matrice politica. L’uscita del libro a ridosso delle elezioni e i suoi atti d'accusa rivolti contro gli anti-vax e i fautori della ‘voce di “popolo’ come unico strumento democratico di governo e di conoscenza hanno portati alcuni a considerarla come un aperto nemico del Movimento 5 Stelle. Quali sono le sue considerazioni in merito?”
RR: “Sono un aperto nemico di qualsiasi forza politica che alimenti gli umori della pancia della nazione. Sono un aperto nemico di chiunque cerchi di sfruttare il populismo e il ‘gentismo’ per una manciata di voti.
Sono un aperto nemico di chiunque dia risposte facili a domande complesse. Quindi, sono un aperto nemico della maggior parte delle forze politiche a 360°, purtroppo.”
RN: “’La fine della ragione’ ha una conclusione aperta. È previsto un sequel?”
RR: “No, ma il prossimo libro (che uscirà sempre per Feltrinelli Comics) si muoverà nello stesso ambito.
’Roma sarà distrutta in un giorno’ è il titolo e racconterà di come un mostro gigantesco sorgerà dalle acque del litorale di Ostia per devastare la Capitale, mentre la giunta e il governo staranno a guardare. Nella mia idea sarà un incrocio tra lo ‘Shin Godzilla’ di Hideaki Anno e’Il Giudizio Universale’ di Vittorio De Sica.”