Napoli

Sacchetti della spazzatura contro De Luca a Pozzuoli

I contestatori esibiscono sacchetti della spazzatura con le foto di Vincenzo De Luca e del figlio Roberto 
Irruzione dei centri sociali nel reparto di un ospedale che il governatore stava inaugurando. I contestatori: "Se ne deve andare a casa". Immediata la replica: "Se vogliono fermarmi, devono spararmi"
2 minuti di lettura
Tensione a Pozzuoli, dove un gruppo di una trentina di manifestanti dei centri sociali ha fatto irruzione nell'ospedale Santa Maria delle Grazie, interrompendo la cerimonia di inaugurazione del nuovo reparto di urologia. Due sacchetti della spazzatura sono stati lanciati contro il governatore Vincenzo De Luca e le altre autorità presenti sul palco, tra cui il sindaco Vincenzo Figliolia. Sul posto la polizia.

Secondo le prime indagini gli attivisti appartengono al centro sociale Insurgencia. I manifestanti sono stati allontanati dagli agenti della polizia dei commissariati di Pozzuoli e Giugliano in Campania. Sul posto i reparti mobili della polizia e dei carabinieri.

Pozzuoli, la contestazione a De Luca

Poco prima, De Luca era stato contestato a Giugliano, dove aveva già subito una contestazione (probabilmente dagli stessi attivisti)  in occasione di una conferenza stampa a cui hanno partecipato il presidente della Regione e il sindaco di Giugliano, Antonio Poziello, sui nuovi piani di smaltimento delle Ecoballe di Taverna del Re.

Pozzuoli, De Luca contestato risponde a una signora: "Lei è una cafona"

Alla contestazione, segue un comunicato dei comitati Stop Biocidio e del Laboratorio Insurgencia. "All'indirizzo del governatore - dicono i contestatori - abbiamo lanciato sacchetti di rifiuti, gli stessi con i quali pensa di gestire prebende e clientele in Campania, come ha mostrato l'inchiesta giornalistica "Bloody Money" di Fanpage.it. Il prossimo 24 marzo saremo in piazza a Napoli da tutta la Campania, con i comitati che da anni si battono contro il biocidio e gli affari sulla gestione dei rifiuti in Campania, per dire che Vincenzo De Luca se ne deve andare a casa. Nelle prossime settimane manifesteremo in diversi punti della provincia ricordando al governatore che quello che si deve ringoiare sono le sue squallide frequentazioni e gli affari su cui ha messo le mani".

Immediata la replica del governatore: "Non ci facciamo impressionare e intimidire da queste imbecillità. Verranno querelati per diffamazione. Queste sono azioni di plebeismo e camorrismo. Tentativi di sabotaggio del nostro lavoro, messe in atto per fare provocazione. Coinvolti anche i miei familiari e mio figlio. Ho già detto a questi signori che se vogliono fermarmi devono spararmi alla testa". Il governatore poi torna a fare riferimento all'inchiesta di Fanpage. "E' stato ingaggiato un camorrista, tale Perrella, che attraverso il commercialista di famiglia ha fissato con mio figlio un incontro. Nell'incontro doveva dire come ha detto solo due parole precise: ecoballe e 15 per cento. Su questo hanno costruito tutta la vicenda. Mio figlio non c'entra. Questi sono squadristi che in piena campagna elettorale e a dieci giorni dalle elezioni hanno messo su un'azione infernale. Noi andremo avanti. Proseguiremo a testa alta per la nostra strada".

Sulla contestazione De Luca ritorna prima di abbandonare la sala: "Questa mattina è stata fatta un'azione solo per dare titoli alle agenzie e ai giornali. Questi al 90 per cento sono figli di papà che non sanno quello di cui parlano. Ad Angri da giovane attivista ho visto in faccia la camorra. Sono sceso in piazza al fianco dei contadini per combattere i camorristi che volevano imporre il prezzo del pomodoro San Marzano. Abbiamo attuato blocchi stradali per impedire che il prezzo venisse imposto dai camorristi. Ci mandarono contro i camion. Resistemmo e ne uscimmo con i contadini vincitori".

"Pensiamo il peggio possibile sul governo De Luca che porta vergogna e discredito sulla Campania", sostiene Stefano Caldoro, capo dell'opposizione di centrodestra in consiglio comunale e predecessore di De Luca nella carica di governatore. "Ma nulla può giustificare atti di intolleranza e di protesta così estremi".