Napoli

Camorra: ucciso per impedire pentimento, 3 arresti nel Casertano

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Antonio Mottola fu ucciso perchè si temeva che potesse iniziare a collaborare con la giustizia. E' la conclusione alla quale sono arrivati i carabinieri del nucleo investigativo di Caserta a seguito di un'indagine coordinata dalla Dda di Napoli in merito all'omicidio dell'uomo avvenuto a Casal di Principe nel 1995 e che ha portato a tre misure di ordinanza cautelare in carcere nei confronti di Giuseppe Russo, detto "O'padrino", Valter Schiavone, del gruppo più  importante dei Casalesi, e Bruno Salzillo. Per tutti l'accusa è di concorso in omicidio, detenzione e porto illegale di arma da fuoco aggravati dal metodo e finalità mafiose.

L'indagine è stata avviata nel 2016 grazie alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, in particolare del boss Giuseppe Misso e Nicola Panaro.

Mottola era ritenuto uno dei fedelissimi del capoclan Antonio Bardellino, per suo conto raccoglieva il denaro delle estorsioni nei confronti di commercianti e imprenditori. L'omicidio di Mottola, secondo gli inquirenti, va collocato nell'ambito dell'epurazione degli esponenti facenti capo alla 'famiglia' Bardellino nonchè nella successiva contrapposizione armata nell'ambito dei Casalesi, tra gli Schiavone/Bidognetti da una parte e De Falco/Quadrano/Venosa dall'altra. E' proprio in questa guerra tra clan che Valter Schiavone avrebbe commissionato l'omicidio di Mottola, materialmente eseguito da Giuseppe Russo, Giuseppe Misso, Nicola Panaro, Oreste Caterino (deceduto) e Bruno Salzillo con il ruolo di segnalare la presenza della vittima.

Un mese prima dell'omicidio si era pentito un fedelissimo di Bardellino, Giuseppe Quadrano. Schiavone decise di eliminare Mottola perchè temeva anche un suo pentimento che avrebbe messo a repentaglio le loro attività visto che Mottola era a conoscenza di molte cose. Mottola fu crivellato di colpi mentre era a bordo della sua auto, poco distante dalla sua abitazione a Casal di Principe.