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Fico, dal call-center alla presidenza della Camera

Roberto Fico (ediroma)
Il profilo del nuovo presidente di Montecitorio
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I capelli qualche sprazzo di grigio lo hanno messo su, la barba invece è ancora quella. Quella del 2005, anno domini in cui Roberto Fico compare quasi dal nulla alle cronache politiche di Napoli. E’ l’anno in cui fonda il primo meet-up di Grillo in città. Impresa quasi carbonara. I cinque stelle restano per anni nell'anonimato. La prima avventura la tentano nel 2010, alle regionali. Fico è candidato presidente: poco più di 39mila voti, pari all’1,34 per cento.

Passano appena otto anni e quei 39mila voti in tutta la Campania diventano 61.819 voti (57,6 per cento) nel solo collegio di Fuorigrotta, dove Fico stravince la sfida uninominale. Una parabola racchiusa in queste due date, che è un po’ la stessa dell'intero Movimento: da semisconosciuti a seguaci del "vaffa", fino al governo nazionale.

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Una storia che si scarica sulle spalle di un trentenne. Ha appunto 31 anni Fico in quell’ormai lontano 2005. E’ nato infatti nel 1974. E’ uno di quei ragazzi che guarda da lontano la politica di quegli anni, l'avvento di Bassolino al Comune sfocerà soprattutrto, come ha ammesso di recente, nella delusione rispetto alle tante speranze che si erano sollevate per Bagnoli.

E' vero, ricorderà poi di aver votato per Bassolino, e addirittura per Rifondazione. Ma lui è ai margini dela politica attiva. Si diploma  al liceo Umberto, ma poi va a studiare a Trieste, dove si laurea con 110 e lode in Scienze della Comunicazione, primo segnale forse di quella che sarà poi la sua nomina alla vigilanza Rai. Non basta. Negli anni universitari va con l’Erasmus a Helsinki, segue poi un master fra Palermo, Napoli e MIlano. Dopo la laurea lavora per un tour operator, la Kuoni Gastaldi, a Genova, per la quale progetta la rete intranet. Poi approda alla Fedro, società di formazione professionale, a Roma.  Gli capita anche di lavorare per un anno in un call-center di Vodafone e poi come responsabile della comunicazione per una società di ristorazione che opera all'interno di un "Best western" a Napoli, in quella Fuorigrotta dove lavora anche il padre, impiegato al Banco di Napoli, che "mi portava anche ai concerti dell’Orchestra Scarlatti all’Auditorium Rai".

Sarà il contatto con tutto ciò che sa di turismo, fatto sta che sono gli anni in cui si profila la crisi dei rifiuti quando Roberto fonda appunto il primo meet-up, che sulle politiche ambientali si farà le ossa. E' il 2008 quando si regista la sua prima vera uscita pubblica: Rosa Russo Iervolino tiene una seduta a porte chiuse del Consiglio comunale, sul tema della discarica di Chiaiano. Lui è fuori, distribuisce volantini insieme agli altri del Movimento, grida "Non siete un fortino", vola anche qualche spintone.

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Ormai la volata è lanciata. Nel 2010 tenta la sorte in Regione, nel 2011 ci riprova al Comune e la strada sa ancora di sale: si è appena  consumato il dissidio con Luigi de Magistris, che lascia Bruxelles per candidarsi sindaco, il Movimento non glielo perdona, candida  Roberto, che ottiene 6441 voti e l’nesorabile 1,4 per cento. "Vedrete fra qualche anno", si ostina lui a commentare.

Alla fine avrà ampiamente ragione. Nel 2013 è pronto infatti a fare la sua parte dentro l’avanzata nazionale del Movimento, e la sua antica militanza gli vale la elezione a Presidente della commissione di vigilanza Rai. Cinque anni ancora e ecco Luigi Di Maio, suo conterraneo, ricordare che Fico ha già avuto i consensi di altre forze politche, dunque può salire alla Presidenza della Camera. Tutti contenti, tranne Bruno Vespa: "Per cinque anni non ha fatto che chiedere la chiusura di "Porta a Porta".