Napoli

Ricordato a Castel Volturno Domenico Noviello, ucciso dalla camorra 10 anni fa

Durante la cerimonia deposti alcuni fasci di fiori davanti alla lapide che ricorda l'imprenditore
3 minuti di lettura
Applausi e lacrime. A Castel Volturno, in località Baia Verde, dove il 16 maggio di dieci anni fa fu ucciso l’imprenditore Domenico Noviello, la cerimonia che lo ricorda  è sempre carica di commozione, nonostante gli anni che passano. Alle 10 in punto  con i quattro figli e la moglie, ci sono gli studenti dell’alberghiero di Castel Volturno, altri arrivati da Padova e poi giovani di Libera partiti da Ivrea, dove gli hanno intitolato il presidio dell’associazione presieduta da don Luigi Ciotti. Una cerimonia sobria.

Alcuni fasci di fiori deposti davanti alla lapide che lo ricorda e sulla quale è scritto: “Mimmo Noviello, simbolo di virtù civile. Difese la libertà e pagò con la vita il coraggio delle sue azioni”. Davanti alla lapide, i quattro figli, Massimiliano, Rosaria, Mimma e Matilde, hanno voluto ringraziare tutte le persone che ogni anno si ricordano del loro congiunto.

"Ricordo quei momenti come se fosse ora – dice Rosaria Noviello -  mi telefonò mio fratello Massimiliano, ma non mi disse che era stato ucciso. Sono stati dieci anni di grande sofferenza  di battaglie legali. Di tante situazioni che hanno portato tensione e paura all’interno della famiglia, ma abbiamo visto che qualcosa è cambiato nelle persone".

"Mi aspettavo più persone a questa cerimonia - dice visibilmente emozionata Matilde,  studentessa universitaria - ma mi fa piacere vedere tanti giovani della mia età. Ci vuole forza nuova, siamo noi a dover guidare il rilancio. Quando uccisero mio padre, io ero piccola, avevo tanto bisogno di lui".
Per Mimma, "i dieci anni trascorsi sono stati densi di battaglie in tribunale, in cui la figura di papà è diventata simbolica. Si dice che la camorra non dimentica, ma anche noi non abbiamo dimenticato quello che ci hanno fatto, e non lo dimenticheremo mai".

Il primogenito dell'imprenditore, Massimiliano Noviello, ammette che "tanto è stato fatto ma tanto c'è da fare; è stato vinto solo il primo tempo - prosegue - ma c'è un secondo tempo tutto da giocare, e questo lo si può giocare solo con la collaborazione della cittadinanza, partendo da scelte consapevoli, come quella del consumo critico. Vanno premiate le aziende virtuose, è necessario dare una mano agli imprenditori che ci mettono la faccia e non andare da quelli che hanno legami con la criminalità organizzata. Qualche tempo fa mi servivano dei materassi e mi sono rifornito da Pietro Russo, l'imprenditore cui dieci anni fa la camorra incendiò l'azienda perché denunciò gli estorsori dei Casalesi. Tutto dovrebbero fare così. Dieci anni fa, qui dove fu ucciso mio padre, incontrai Cafiero de Raho che prese un impegno verso la mia famiglia, ovvero di dare un nome e un volto agli assassini di mio padre; questo impegno lo ha mantenuto, e dopo quattro anni furono arrestate dieci persone. Ben dieci persone per uccidere mio padre. Lo Stato ha fatto la sua parte, ma lo Stato siamo noi, se tutti noi cittadini facessimo la nostra parte le cose andrebbero molto meglio" conclude.

Dopo la breve cerimonia, l’appuntamento per ricordare Noviello si è spostato nel bene confiscato in via Ostia, affidato alla Fai, dove dopo la morte di Noviello è nata l'associazione antiracket che ha messo insieme alcuni commercianti di Castel Volturno. All'evento c'erano, tra gli altri, il prefetto di Caserta Raffaele Ruberto, il Commissario Straordinario per le iniziative antiracket e antiusura Domenico Cuttaia, Il presidente della Fai, Tano Grasso,  Luigi Ferrucci, presidente dell’associazione Antiracket di Castel Volturno, il sindaco di Marcianise, Antonello Velardi, e i primi cittadini di Castel Volturno, Dimitri Russo e quello di Casal di Principe, Renato Natale, il prefetto Vincenzo Panico, Commissario per il coordinamento delle iniziative di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso. Ed è anche il responsabile del Fondo che concede i risarcimenti alle vittime costituitesi in giudizio e riconosciute come tali.

"E' una giornata fondamentale quella di oggi - dice Panico - perché ricorda uno degli imprenditori che ha sempre avuto la schiena dritta, il cui sacrificio ha rappresentato una svolta”. Lo stesso Panico ha annunciato che in mattinata il ministro dell’interno, Marco Minniti, ha firmato un decreto che dà la possibilità alle associazioni che si occupano di vittime della criminalità, di essere ascoltate in sede ministeriale quando vengono trattate pratiche che riguardano i risarcimenti ai familiari. Il prefetto Domenico Cuttaia, infine, ha sottolineato che “Non bisogna mai dimenticare chi ha dato la vita per affermare i principi di libertà e dignità. Attraverso il ricordo si trovano ulteriori spunti per rafforzare la nostra attività in ogni campo a tutela della legalità. Lo Stato oggi offre molto ed è in grado di dare un sostengo alle vittime  non solo in termini di sicurezza ma anche del ristoro dei danni”. Lungo il perimetro del bene confiscato è stata esposta la mostra di Giovanni D’Angelo, Il "Silenzio degli occhi - Non Invano" che hanno visitato in tanti.