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Migranti, le esternazioni del leghista: ma un uomo delle istituzioni non parla così

Il commento

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Le parole sono pietre. Quelle pronunciate da un deputato davanti a circa cinquanta persone, in rappresentanza del ministro degli Interni (come lo stesso specifica) possono diventare macigni. Sconcerta il linguaggio usato dal leghista Gianluca Cantalamessa davanti ai residenti del Vasto, tormentato quartiere di Napoli dove la convivenza con gli immigrati si regge su un fragile equilibrio che spesso si rompe.
 
Il politico avverte il prefetto usando una spiacevole e irriguardosa metafora: «È solo il direttore di un centro commerciale, non il proprietario». Che ora è cambiato (Salvini) e dunque bisogna che il prefetto si adegui. Perchè lui, come delegato del ministro, assicura che se «c’è qualche scrivania che deve saltare, noi la faremo saltare».
 
Ma nessun parlamentare può paragonare la prefettura a un «centro commerciale» e ridurre la figura del prefetto a quella di mero esecutore di ordini. Quelle parole mostrano disprezzo e sottovalutazione per un alto ruolo istituzionale. Una caduta di stile grave, anche perchè pubblica.