Dopo il 9 aprile sarà reso noto il piano Usa per il Medio oriente. Dal segretario di Stato anche un assist a sostegno della campagna elettorale di Netanyahu, stretto alleato di Trump
di Michele Giorgio
Gerusalemme, 21 marzo 2019, Nena News – Mike Pompeo è di nuovo in Medio oriente per proseguire il lavoro di tessitura e consolidamento del fronte anti-Iran che passa anche per la fine dello scontro tra Qatar e Arabia saudita. Appena messo piede in Israele, il segretario di Stato ha suggellato un patto con Benyamin Netanyahu per contrastare «uniti gli atti di aggressione» di Tehran. Il premier israeliano ha ringraziato gli Stati uniti per l’appoggio incondizionato che danno a Israele e le sue politiche e per per gli sforzi per isolare l’Iran, ma ha detto che la comunità internazionale deve fare di più contro Tehran. “Voglio ringraziare il presidente Trump – ha detto Netanyahu in conferenza stampa accanto al segretario di Stato – per aver abbandonato l’accordo nucleare con l’Iran: ha detto che lo avrebbe fatto e lo ha fatto”. La pressione sull’Iran, ha aggiunto, “sta funzionando ma occorre estenderla e attraverso la nostra cooperazione succederà”.
Da notare l’appello lanciato da Netanyahu, sempre avendo accanto Pompeo, a riconoscere la “sovranità israeliana”, ossia l’occupazione militare cominciata nel 1967, sul territorio siriano delle Alture del Golan sostenendo che il controllo di quest’area da parte del suo Paese ha impedito all’Iran “di arrivare con i suoi uomini alle rive del Lago di Tiberiade”. Si è riferito alla presenza in Siria di consiglieri militari iraniani e di combattenti libanesi di Hezbollah appoggiati da Tehran. Gli Stati uniti, anche attraverso le dichiarazioni di alcuni membri del Congresso, segnalano di poter riconoscere l’annessione unilaterale del Golan a Israele, dopo il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele fatto da Donald Trump il 6 dicembre 2017.
La tappa di Pompeo in Israele è anche un appoggio indiretto dell’Amministrazione Trump alla campagna elettorale di Netanyahu che il 9 aprile punta a riconfermarsi alla guida del paese. Il premier israeliano tra una settimana sarà accolto alla Casa Bianca dal presidente americano. Il tour inoltre a verificare il gradimento riscosso nella regione dal piano Usa per il Medio oriente e il conflitto israelo-palestinese, noto come l’Accordo del secolo, che nei giorni scorsi l’inviato speciale e genero di Trump, Jared Kushner, ha illustrato ai leader arabi in anticipo sulla presentazione ufficiale prevista dopo il voto in Israele.
Il piano, secondo le indiscrezioni, non prevede l’indipendenza per i palestinesi sotto occupazione militare da quasi 52 anni ma solo l’autonomia per Gaza, accompagnata da investimenti miliardari per la costruzione di infrastrutture e la creazione di posti di lavoro. Ai palestinesi verrebbe imposta, con la pressione degli arabi, la rinuncia al diritto al ritorno per i profughi. Secondo il Jerusalem Post, Kushner teorizzerebbe inoltre scambi territoriali tra Arabia saudita e Giordania. L’obiettivo degli Usa è ottenere l’appoggio dei leader arabi in modo da isolare i palestinesi che respingono la mediazione americana e un piano sbilanciato a favore di Israele.
I frutti di questo lavoro ai fianchi cominciano a vedersi in pubblico e non solo dietro le quinte. Dopo l’incontro avuto ieri con Pompeo, il ministro degli esteri del Kuwait, Sheikh Sabah al Khalid al Sabah Kuwait, si è detto «fiducioso» nel ruolo di Washington «volto a preparare un piano di pace per israeliani e palestinesi». Abdelmunim Said, noto editorialista dello storico quotidiano cairota al Ahram, ora megafono del regime di Abdel Fattah el Sisi, l’altro giorno non ha esortato gli arabi a respingere il piano Usa in modo da rispettare la posizione palestinese. Al contrario ha invitato gli arabi a negoziare un suo miglioramento. In quel caso verrebbe cestinata l’iniziativa araba del 2002: il riconoscimento di Israele in cambio della restituzione dei territori palestinesi e arabi occupati nel 1967. Nena News
Pingback: Riad Iran Erdogan are having fun in Nigeria – uniusrei proud dhimmis kafir murtids dalit goyims