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«Nasce l’Italia delle Regioni il Governo pronto a firmare»

Il sottosegretario: «Molto positivo il negoziato con Veneto, Lombardia ed Emilia Nuovi poteri amministrativi e legislativi su 5 materie». Domani l’incontro con Zaia

di Albino Salmaso
2 minuti di lettura
PADOVA. «La sfida è ambiziosa. Uscire dalla palude del dibattito sul federalismo che si trascina da 16 anni per far nascere l’Italia delle Regioni, una repubblica indivisibile da Bolzano a Palermo che riconosca le autonomie locali, con diversi livelli di competenza amministrativa e legislativa. E’ il modello cattolico popolare inventato da De Gasperi». Gianclaudio Bressa, il padre dell’articolo 116 della Costituzione che ha spalancato le porte al negoziato tra Governo, Veneto, Emilia e Lombardia ammette che siamo a un passo dalla svolta. E la valanga che ha accelerato il processo si chiama referendum, voluto da Luca Zaia, che domani sarà a Roma per il confronto.

Sottosegretario Bressa, Veneto, Lombardia ed Emilia hanno lanciato una sfida al centralismo, come finirà ?

«Il confronto procede in maniera molto seria sotto il profilo tecnico e siamo in una fase politicamente interessante. Si è mossa per prima l’ Emilia Romagna poi Maroni ha chiesto di unire la Lombardia alla trattativa. Il Veneto ha invece approvato una legge da presentare al Parlamento che investe tutte le 23 materie concorrenti. Lo scenario è cambiato grazie al ruolo esercitato da Emilia e Lombardia, che hanno definito un numero ristretto di competenze. A quel punto anche Zaia ha cambiato strategia e si è unito a Maroni e Bonaccini. La richiesta dei 9 decimi di tasse prodotte sul territorio è stata accantonata perché il Veneto ha un residuo fiscale di 3 miliardi e mezzo, non di 18».

A che punto siamo con la trattativa?

«Sono state scelte 5 materie: ambiente, pubblica istruzione, sanità, lavoro e formazione professionale, Unione Europea. Sull’ambiente è stato fatto un lavoro molto serio da parte del ministero che ha definito con esattezza quali sono gli spazi a disposizione del Veneto per una gestione autonoma di poteri amministrativi e legislativi connessi a tali funzioni. Le regioni non potranno mai sostituirsi al potere legislativo del parlamento. Ma se stabiliamo che l’oggetto dell’autonomia sono le soglie di sostanze inquinanti compatibili con la salute, significa che il Veneto può legiferare in assoluta libertà per combattere i veleni da Pfas e può adottare tutti i provvedimenti amministrativi necessari per risanare l’ambiente, senza inviare le procedure a Roma per il vaglio dei ministeri».

L’intesa unitaria si può fare?

«Solo per alcune materie, le richieste sono assai diverse. Sulla pubblica istruzione l’Emilia-Romagna ha in mente un percorso che riforma la scuola con il mondo del lavoro, la formazione professionale, l’istruzione tecnica e le lauree professionalizzanti. L’autonomia dell’università è intangibile e per quanto riguarda l’istruzione, l’ordinamento e la preparazione degli insegnanti saranno sempre una materia di competenza dello Stato. Alle Regioni verrà affidata l’organizzazione delle scuole che può variare in base alla capacità di programmare, senza coinvolgere il Miur. Il Veneto vuole aprire una scuola con meno di 400 studenti con classi di 15 ragazzi invece di 25-30? Lo potrà fare, ma dovrà trovare le risorse per pagare gli insegnanti».

I tempi sono molto stretti, la legislatura sta per finire...

«Appena definiremo con precisione tutte le materie e le sotto-materie, il governo invierà la proposta alle tre regioni che faranno le loro valutazioni e controproposte con l’obiettivo di arrivare a metà gennaio alla firma della preintesa che dovrà essere rispettata dal nuovo Parlamento perché si tratta di un protocollo tra governo e amministrazioni regionali, che sono articolazioni della Repubblica».

Quanto è disposto a mettere sul tavolo il governo in più rispetto ai trasferimenti attuali?

«Se oggi do 100 al Veneto per la pubblica istruzione, la sfida dell’autonomia sarà quella di garantire lo stesso sevizio a costi inferiori: una regione efficiente e virtuosa ci riesce perché sa interpretare meglio i bisogni dei cittadini. Se si vuole allargare l’offerta dei servizi, allora entriamo nell’articolo 119 della Costituzione con la compartecipazione ai tributi propri. Nel pre-accordo governo-regioni ne faremo riferimento sotto il profilo della programmazione, senza indicare i fabbisogni: la fase 2 sarà affidata al nuovo Parlamento»

Ci sono altre regioni che vogliono seguire il Veneto, Lombardia ed Emilia?

«Certo. Il primo a muoversi è stato Vincenzo De Luca che mi ha inviato una lettera in cui comunica di considerare aperta la trattativa. L’ho chiamato al telefono e gli ho spiegato quale procedura devo seguire e ha capito che la Campania non ha spazi di manovra. Poi c’è la Puglia di Emiliano che vuole seguire la strada di Bonaccini, mentre il Piemonte ci sta pensando ma sono oberati dai debiti».



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