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Bersani e Baretta flop E il M5S resta a secco

Nei duelli diretti 28-0: clamoroso en plein del centrodestra

di Filippo Tosatto
2 minuti di lettura

VENEZIA. Nella notte dei duelli elettorali il destino degli sfidanti nei collegi uninominali racconta il clamoroso en plein (28 seggi a 0) del centrodestra a trazione Lega, con il Pd condannato a una sconfitta rovinosa e il M5S (pure in crescita) lontano dagli exploit del Mezzogiorno.

Così a Venezia, già roccaforte rossa convertita al “fucsia” del sindaco Luigi Brugnaro e ora virata al verde padano, la leghista Giorgia Andreuzza supera i rivali nella corsa alla Camera conquistando il 35,08% dei consensi; abbastanza per distanziare Nicola Pellicani del Pd, che si ferma al 27,22%; il giornalista, sostenuto da personalità quali Massimo Cacciari e Giorgio Napolitano nonché da esponenti del centrodestra cittadino, si ferma al 27,22%, è superato sul filo di lana dal pentastellato Enrico Schenato (28,11%) ma entra ugualmente in Parlamento grazie alla rinuncia del ministro degli Interni, Marco Minniti, eletto sia Veneto in Campania. Restando nel Veneziano, Renato Brunetta ha avuto vita facile nel collegio di San Donà di Piave: il capogruppo di Forza Italia alla Camera ha centrato addirittura il 51,8% concedendo le briciole agli avversari, leggi Antonino Abrami del M5S e la dem Sara Moretto. Non cambia di molto il copione all’uninominale del Senato, dove Maria Elisabetta Casellati, berlusconiana di lungo corso, svetta attestandosi al 40%, una quota inarrivabile per il grillino Marco Nardin e il democratico Andrea Ferrazzi.

A Padova il senatore Antonio De Poli, democristiano di lungo corso e leader di Noi per l’Italia, canta vittoria a spese del 5 Stelle Leopoldo Armellini e di Alessandro Bisato, il segretario regionale del Pd; delusione per Flavio Zanonato: già sindaco della città del Santo e ministro, oggi europarlamentare, non va oltre il 3,2%, confermando la mediocre performance di Liberi e Uguali.

Da Belluno arrivano gli squilli di due sindaci leghisti. Mirco Badole di San Gregorio delle Alpi entra a Montecitorio con il 44,7%, sbarazzandosi agevolmente degli avversari capitanati dal fiduciario renziano Roger De Menech (a sua volta ripescato). E Sonia Fregolent di Sernaglia della Battaglia diventa senatrice a mani basse: il suo 50,7% non lascia scampo ai concorrenti, con la dem Laura Puppato - capogruppo uscente in Commissione ecomafie - precipitata addirittura al terzo posto. Senza storia, come da previsioni, la competizione nella Marca trevigiana; nella terra del governatore Luca Zaia, il Carroccio non fatica a catapultare a Roma Massimo Candura e l’alleato forzista Raffaele Baratto. Stesso copione nel Bassanese, dove il blindatissimo Niccolò Ghedini, l’avvocato-stratega di Silvio Berlusconi, miete il 52%: compatto il sostegno della coalizione, nonostante le frecciate riservate all’azzurro da esponenti di spicco del partito di Salvini, lesti a rimarcarne l’assenza cronica dal Parlamento e dal territorio; nulla da fare per Giorgio Santini, apprezzato senatore uscente del Pd, destinato (chissà poi perché) ad una mission impossibile nella tana nel leone. Vicenza, invece, promuove Erika Stefani (Lega) che doppia senza fatica Daniela Sbrollini, dirigente nazionale del Nazareno. A Verona la sorpresa non è tanto l’elezione a deputato di Vito Comencini, capogruppo leghista in consiglio comunale, quanto lo smacco riservato a Pierluigi Bersani: nonostante le ripetute visite elettorali e la copertura mediatica conseguente, l’alfiere di LeU ha racimolato il 4% appena. Altra vittima illustre in terra scaligera è Flavio Tosi, il fondatore di Fare! escluso dal Parlamento al pari di gran parte dei cespugli centristi.

C’è altro? Il Polesine, sì. Che ha bocciato senza appello Pier Paolo Baretta: il sottosegretario all’Economia di Gentiloni è stato surclassato dalla forzista Roberta Toffanin; né ha avuto sorte migliore il suo compagno di fede dem Domenico Crivellari, travolto dalla salviniana Antonietta Giacometti, che sfiora il 47%, inseguita invano da Emanuele Cozzolino, deputato uscente in lizza a dispetto del coinvolgimento nella “rimborsopoli” a 5 Stelle.

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