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Decreto dignità Forza Italia unita «Voteremo no è tutto da rifare»

Il deputato Brunetta: «Siamo contrari, ma vogliamo capire Salvini da che parte sta» Il collega Marin: «Farebbe perdere tanti posti di lavoro»

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PADOVA. «Giovedì prossimo si terrà alla Camera dei deputati una assise di parlamentari di Forza Italia nazionali ed europei, consiglieri regionali, sindaci dei comuni capoluogo e amministratori locali alla presenza del presidente Berlusconi, per perfezionare la battaglia contro il decreto “Di Maio”. In quei giorni, tra l’altro, dovrebbe approdare il decreto dalle commissioni competenti in Aula. Il nostro atteggiamento è e sarà durissimo. L’obiettivo è quello di riscriverlo completamente, o meglio ancora farlo ritirare». Lo afferma Renato Brunetta, deputato di Fi.

«Il nostro interlocutore – prosegue – in questa fase politica, non è tanto Luigi Di Maio, ma è la Lega di Salvini. Come può la Lega di Salvini, che ha una base sociale, elettorale, politica e culturale legata al mondo delle imprese, agli artigiani, ai commercianti e ai liberi professionisti, accettare un decreto vetero-comunista ideologico che è contro i lavoratori, contro le imprese, contro il mercato del lavoro, contro gli investimenti esteri in Italia? Tutto quello che sta montando contro il “decreto vergogna” è che l’Italia è un Paese ostile a chi fa impresa, a chi vuole venire ad investire in Italia o a chi vuole tornare ad investire nel nostro Paese. La Lega di Salvini deve decidere da che parte stare, se stare dalla parte degli elettori del centrodestra, che sono i nostri ma anche i suoi, che hanno votato un altro programma rispetto a quello che sta attuando il governo, oppure se continuare ad avere con Di Maio qualche compromesso di facciata e tradire il proprio elettorato e quello del centrodestra».

«Il centrodestra non può votare il decreto dignità; nei prossimi 10 anni farebbe perdere 83. 300 posti di lavoro a fronte di una minore entrata per le casse dello Stato di 153, 6 milioni. È una questione di coerenza verso chi ci ha votati il 4 marzo. Per questo il nostro no sarà forte e chiaro». Lo afferma il deputato azzurro Marco Marin. —

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