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Governo, Zaia stretto fra Salvini e industriali «No al decreto dignità»

Il governatore veneto ha inviato una lettera a palazzo Chigi E Berlusconi attacca: «Matteo, i tuoi a Venezia che dicono?»

Albino Salmaso
1 minuto di lettura

PADOVA

La lettera firmata da 600 imprenditori veneti contro il “Decreto Dignità” del vicepremier Luigi Di Maio ha messo a soqquadro la politica. «Vi abbiamo votato, ma così ci rovinate» hanno scritto gli industriali di Padova e Treviso, raggruppati nell’associazione Veneto Centro. Un appello che riporta al clima del 1995, quando la Confindustria guidata da Nicola Tognana consegnò le chiavi delle aziende a Palazzo Chigi in segno di protesta.

«Ci sentiamo traditi, la Lega deve bloccare una legge che crea solo contenziosi» ha aggiunto ieri Laura Dalla Vecchia, vicepresidente di Confindustria Vicenza scesa in campo a sostegno di Massimo Finco e Maria Cristina Piovesana, leader di Padova e Treviso. Ora cosa farà Matteo Salvini? Resterà fedele agli alleati grillini o ascolterà le voci di protesta del Veneto, arrivate Roma con tanto di lettera ufficiale di Luca Zaia?Palazzo Chigi è stato informato con largo anticipo perché il governatore della Lega, un paio di settimane fa, ha ricevuto Finco e Piovesana a Palazzo Balbi per uno scambio di opinioni sul “Decreto Dignità” e poi ha spedito una lettera al sottosegretario alla presidenza del consiglio Giancarlo Giorgetti. Palazzo Chigi quindi sa che aria tira a Nordest e che il clima sia incandescente lo conferma lo scambio di battute, ieri a Montecitorio, tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini. «Ma i tuoi in Veneto sono tranquilli? Hai visto cosa chiedono gli industriali, noi siamo al loro fianco», ha detto il Cavaliere. Il leader del Carroccio ha risposto con una battuta: «I miei sono tranquillissimi. Si va avanti».

In realtà, il “Decreto Dignità” sarà il primo banco di prova non solo per la tenuta del governo, con il M5S costretto ad accettare la retromarcia sui voucer in agricoltura e turismo, ma anche per capire se esista ancora il “vecchio” centrodestra con il Dna delle imprese. A Montecitorio si annuncia battaglia , come spiega l’onofrevole Marco Marin (Fi): «Il decreto dignità ha un nome sbagliato, fa perdere 80 mila posti di lavoro in 10 anni e fa incassare allo Stato meno entrate per 153 mln di euro, secondo i dati della Ragioneria dello Stato. L’appello di Assindustria Veneto Centro va raccolto e il centrodestra un provvedimento di questo tipo non può votarlo.Mai».

All’attacco anche il Pd con Alessandra Moretti e il segrerio Bisato: «Si tratta di un decreto sciagurato su cui la Lega di Salvini e Zaia non dice niente. Così si tradiscono imprese e lavoratori e l'Italia torna indietro anni luce. La Lega è appiattita sui Cinque Stelle in cambio di un'ulteriore stretta sull'immigrazione. Follia». —



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