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«Dio, famiglia e futsal: non chiedo altro»

MESTRE. Il futsal inteso come samba, ritmo, passione, fantasia. Ricardinho e Paulinho sono divisi da un oceano, ma entrambi hanno il calcio a 5 nel cuore. La settimana scorsa si sono incrociati, a...

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MESTRE. Il futsal inteso come samba, ritmo, passione, fantasia. Ricardinho e Paulinho sono divisi da un oceano, ma entrambi hanno il calcio a 5 nel cuore. La settimana scorsa si sono incrociati, a Padova, sugli spalti del PalaGozzano. Il campionissimo, Ricardinho, recente vincitore degli Europei con il Portogallo a ricevere un premio alla carriera, l’altro, Paulinho, costretto da un colpo subito in allenamento, ad assistere al ko del Città di Mestre, opposto alla corazzata Petrarca. «Ricardinho è il miglior giocatore del mondo, fa cose incredibili», è il primo commento di Paulo Favereiro, italo brasiliano, Paulinho in campo. Portogallo e Brasile stessa lingua, stessa passione per il futsal. «Si comincia sin da piccoli a giocare a calcio a 5. Io ho iniziato a sette anni, e a parte una breve parentesi nel calcio, non ho mai smesso. Da noi si gioca a futsal ovunque, tra amici, in campo, per strada e ne nascono di campioni. Per me giocare viene dal cuore, io non posso rinunciarvi, per questo motivo quando ho smesso qui in Italia sono tornato in Brasile.. Il futsal è la mia vita. Ma prima vengono sempre Dio e la famiglia». E per Paulinho una cosa è legata all’altra. «Io ringrazio sempre Dio, per la salute della mia famiglia, per un gol segnato, per il mio lavoro. Sapete quanti vorrebbero avere la mia fortuna? Guadagnare con la propria passione? In Brasile ci sono tantissimi giocatori bravi che non saranno mai valorizzati. Io avendo la doppia nazionalità per i miei bisnonni di Matera, ho potuto confrontarmi con il vostro campionato. Spero di meritarmi la riconferma il prossimo anno, perché mi trovo molto bene a Mestre». Quali sono le differenze più importanti tra il campionato italiano e quello brasiliano? «Nella Liga Nacional il livello è molto alto. Qui in Italia si corre tantissimo, nel mio paese il ritmo è più lento, si gioca di più la palla. Nei vostri campionati, quelli di A2 e B che ho vissuto di personal, c’è tatticismo. Anche in Brasile, ma qui molto di più».

Alessandro Torre

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