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La base del M5S: "Asteniamoci da un referendum inutile"

Il "Comitato elettori 5S per l'astensione" prende posizione contro "una consultazione costosa e senza effetti pratici. Meglio usare quei soldi per disoccupati o pensionati al minimo vitale"

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(ansa)
VENEZIA. Prime spaccature nel fronte del “voto” al referendum consultivo sull’autonomia. Un gruppo di attivisti del Movimento 5 Stelle si dissocia dalle direttive e propone ai simpatizzanti di astenersi.
Per questo è stato fondato ed è molto attivo in questi giorni un organismo regionale dal nome eloquente: “Comitato referendario per l'astensione cittadini 5S”.
 
In un counicato il Comitato spiega le ragioni della scelta e chiede ai consiglieri regionali del M5S di confrontarsi con la base senza calare direttive dall’alto.
«Il Comitato referendario per l'astensione cittadini 5S, organismo regionale formato da elettori, ed iscritti al Movimento cinque stelle, il 22 Ottobre non andrà a votare il referendum regionale per la cosiddetta autonomia del Veneto», si legge nel comunicato, «È ormai evidente che lo stesso risultato del referendum consultivo si poteva raggiungere inviando una mail PEC al Governo centrale per istituire un tavolo, come appunto ha già fatto l'Emilia Romagna, quindi a costo zero. Invece il presidente della Regione Veneto Luca Zaia e quello della Lombardia Roberto Maroni hanno scelto di spendere circa 65 milioni di euro, cui 15,2 milioni per il solo Veneto, compresi i costi per pubblicizzare tale referendum. Noi avremmo investito questi soldi nella sanità o nel sociale magari iniziando ad azzerare i super ticket per i disoccupati o i pensionati al minimo estendendo tale provvedimento ad altre fasce svantaggiate».
 
Il Comitato elettori 5S nota poi che gli effetti pratici del referendum sono pressoché nulli. «Per essere precisi riportiamo parte della sentenza della Corte costituzionale n. 118/2015 in cui la Corte afferma: “pertanto, nella sua genericità, esso appare “gravemente elusivo” della cautela ritenuta necessaria dalla giurisprudenza costituzionale” “in quanto la prospettazione all’elettorato di un imprecisato incremento dell’autonomia (...) evoca la prospettiva di riforme molto ampie, suscitando un'aspettativa che non tiene conto del vincolo costituzionale.” Mentre “Secondo la difesa regionale, la consultazione prevista nella legge in questione non sarebbe altro che “un sondaggio formalizzato”. Crediamo che davanti a queste parole ogni cittadino potrà capire se vale la pena andare a votare o astenersi come noi faremo».
 
Infine gli attivisti 5S si rivolgono proprio ai “cittadini eletti” da loro in Consiglio regionale. «Ricordiamo che l'astensione è una libera scelta del cittadino, non una vigliaccata come l'hanno definita alcuni consiglieri regionali del M5S che appoggiano e fanno campagna per il SI senza averne condiviso la scelta con la base veneta. Chissà se astenendosi dalle votazioni delle leggi in Consiglio regionale si acquisisce tale magnifica definizione».
 
Quindi l’amara conclusione: il referendum non serve a nulla. «Siamo convinti che a partire dal 23 Ottobre ben poco cambierà in termini di autonomia, tema che a nostro avviso va discusso presso la Conferenza Stato Regioni condividendo una linea comune per tutte le Regioni italiane», spiegano gli attivisti del M5S, «Di sicuro non cambierà nulla in merito al residuo fiscale, ovvero i soldi che Zaia e Maroni vorrebbero dal Governo in quanto costituzionalmente tale materia e di competenza dello Stato centrale».
 
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