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Pd, congresso post scissione «Alternativi a Brugnaro»

Giorgio Dodi, nuovo segretario: «Progetto per governare la città del futuro» Consulta sui temi del turismo e della residenza e gruppi di lavoro sulle strategie

di Mitia Chiarin
2 minuti di lettura
«Mi sono state messe molte etichette e allora faccio chiarezza: io sono un uomo del Partito Democratico. Non c’è nessun equilibrio da preservare in una fase così difficile, per il partito e per la città. La mia candidatura nasce dalla presa di coscienza che si deve ripartire. Maria Teresa Menotto ha riportato la nave in porto: ora dobbiamo rimetterla in sesto e riprendere il mare».

Giorgio Dodi, 43 anni, impiego in vetreria a Murano, veneziano approdato dal Psi al Pd dopo la vittoria di Brugnaro, è il nuovo segretario comunale del Partito Democratico. «È necessario organizzare in città l’opposizione a questa giunta, anche fuori dal consiglio comunale», annuncia. Per «far uscire la città dalla palude», il Pd si deve innovare, aprire ai giovani, anche nella classe dirigente Pd, e tornare tra la gente. Dodi vuole essere un segretario operativo che dialoga con circoli e il Nazionale: «Daremo seguito alla proposta di una Consulta permanente con le associazioni sui temi del turismo e della residenzialità». E l’obiettivo è tornare al governo di Venezia. «Abbiamo la responsabilità di gettare le basi di un progetto per la città del futuro: alle elezioni del 2020 noi dovremo parlare della città del 2030, proponendo un’idea che (ne va del nostro futuro) non potrà che essere del tutto alternativa alla giunta Brugnaro».

I temi: lo spopolamento, la crisi del commercio a Mestre, il degrado e la droga, il welfare, la cultura, l’impatto. «A chi ci accusa, a sproposito, di essere quelli dei no, noi vogliamo dire con forza molti sì: sì ad una soluzione alla questione delle Grandi Navi che sia rispettosa del delicato ecosistema lagunare e non ne alteri in alcun modo gli equilibri; sì ad un turismo che rispetti la fragilità della città storica e la necessità ineludibile dei suoi abitanti ad avere case a prezzi ragionevoli e servizi adeguati», spiega. E sulla separazione: «Venezia e Mestre si stanno allontanando anche e soprattutto per l’inerzia dell’amministrazione e l’inesistenza, di fatto, della Città Metropolitana. Non possiamo opporci alla separazione negando il diritto dei cittadini a votare, ma rimarcando le ragioni dell’unità». Un confronto aperto a comitati e associazioni. «O si cambia o si muore», avvisa il consigliere comunale Nicola Pellicani, che lo sostiene. «Nessuno può pensare di avere il copyright sul partito». «Roma e Venezia lavorano insieme per far grande la nostra città», assicura Andrea Ferrazzi. «Saremo al suo fianco nelle scelte che si orienteranno verso il bene della città, ma saremo anche attentissimi nel condannare e bocciare scelte che possano allontanare il partito dalla città e dall’interesse comune», mette in guardia Andrea Martini di Venezia. L’incarico a Dodi è stato ufficializzato ieri a Mestre, al cinema Dante, al congresso comunale, presente il capogruppo alla Camera Ettore Rosato. 128 i delegati; 22 congressi nei circoli. Poco entusiasmo, perché la scissione verso Mdp ha pesato. Gigliola Scattolin, segretaria metropolitana si emoziona dal palco. I dati dicono che la scissione ha colpito più in terraferma che in centro storico e che il dato dei 3.900 iscritti è in calo. Se ne sono andati quattro parlamentari (Mognato, Zoggia, Murer più Casson)e questo ha contraccolpi anche sul finanziamento.

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