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Droga, la lotta comincia dai social network

Il Comune di Venezia intensifica i servizi degli operatori anche sulla rete: continua l’informazione ai giovani in scuole, feste e discoteche

di Mitia Chiarin
2 minuti di lettura

MESTRE. L’intervento contro lo spaccio di droga in città deve passare non solo per la repressione ma anche per la prevenzione e l’informazione ai ragazzi e i consumatori, spesso sprovveduti, di sostanze. E per questo il nuovo anno vedrà sbarcare gli operatori sociali del Comune di Venezia sui social network dove i ragazzi dialogano, si danno appuntamento per andare alle feste e dove spesso contattano pusher, talvolta insospettabili coetanei.

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Perché i “giri” della droga, con la tecnologia, prendono strade diverse da quelle della strada. Dove però si continua anche a morire. Dopo i nove casi di overdose e l’allarme per l’eroina “gialla”, Mestre è finita sulla ribalta nazionale dell’allarme spaccio. Sono morti in questi mesi 44enni come ragazze ventunenni a causa di una eroina pura fino al 50%, che ha spinto anche vecchi consumatori a tornare a “farsi”. Tra Mestre e Venezia sono 1.150 i tossicodipendenti seguiti dal Serd dell’Usl 3 Serenissima. Tra loro aumentano i minorenni che spesso mischiano, alcol, droga e farmaci. Mix dagli effetti imprevedibili. Molti di più vivono nel sottobosco dello spaccio, lontano da parchi e piazze controllati dalle forze dell’ordine.

Il nuovo input del Comune è di agire. Anche sui social. Gli operatori sociali creeranno una pagina informativa sui pericoli dell’uso delle sostanze. Utilizzeranno pagine ufficiali e account mascherati, magari concordati con i ragazzi incontrati in strada, per consentire un dialogo tutelato dalla privacy attraverso cui veicolare informazioni sulle droghe, sul loro uso consapevole, sui presidi “salva vita” che è bene conoscere per evitare overdosi, come il Narcan. Molti dei recenti morti non avevano con sè quel medicinale.

Per i critici, la giunta Brugnaro ripristina servizi a lungo cancellati e rimette in strada gli operatori dopo aver sbandierato la repressione per mesi. «Non stiamo ricostruendo niente perché niente abbiamo smantellato in questi mesi. Sono accuse che respingo. Semmai, abbiamo deciso di rafforzare i servizi. I nostri operatori escono anche più di prima. Hanno triplicato gli interventi», spiega, a muso duro, l’assessore comunale alla coesione sociale, Simone Venturini.

L'assessore alle Politiche socialid el Comune di Venezia, Simone Venturini 


Di certo servizi avanzati e che hanno fatto scuola in Italia, come “Riduzione del danno” e “Città e prostituzione” ora hanno un nome meno d’impatto, raggruppati dentro la Unità operativa complessa degli interventi di prossimità e il famoso camper che forniva siringhe e aiuto ai tossicodipendenti di Mestre, è finito in parcheggio. «Il camper non si usa più. Poco male: era mal messo. Ora si usano canali diversi», ribatte l’assessore. «Ho chiesto un progetto che abbia varie linee di azione». Venturini le elenca: presenza nel territorio; attività di informazione e prevenzione con incontri nelle scuole . E un «presidio dei social network dove è importante esserci». Le piazze virtuali si sono affiancate a quelle reali, e la solitudine resta un problema di tanti, specie i più giovani e indifesi.

Il progetto prevede poi l’affidamento con bando ad un soggetto terzo di servizi notturni nelle discoteche, nei rave party, nelle feste piene di giovani dove le sostanze circolano, sempre più spesso in mix tra loro. Anni fa questo servizio lo svolgevano i comunali, con libertà di orario di lavoro. Poi le cose in Comune sono cambiate e le uscite notturne sono state affidate alla associazione Tipsina. Ora si andrà ad un bando, con un budget d’intervento che dovrebbe partire con l’anno nuovo. Rimane in funzione il “Drop in” in via Giustizia, centro diurno con servizio docce, che ha una utenza fatta di tossicodipendenti che vivono in strada o di lunga data.


 

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