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Chiusi 26 e 1 gennaio? «Elemosina»

Centri commerciali, don Torta: «Vogliono solo rifarsi la verginità». Venerdì pomeriggio maxi store presi d’assalto

di Marta Artico
2 minuti di lettura

MESTRE. «Ci hanno preso tutto e adesso ci fanno l’elemosina per rifarsi la verginità». Don Enrico Torta, il parroco di Dese che da anni si batte per il riposo domenicale e festivo, non accetta compromessi. Il sacerdote interviene sulla scelta dei tre grossi centri commerciali veneziani, Valecenter di Marcon, Auchan di Mestre e Nave de Vero di Marghera, di non aprire a San Silvestro e Santo Stefano. «Sono piccoli passi diplomatici, perché centri come il Valecenter prolungano l’orario e fanno lavorare le commesse tutto il mese. Io li chiamerei contentini perché la gente non si ribelli, ci hanno preso tutte le domeniche e le feste dedicate alla famiglia e adesso per rifarsi la verginità ci fanno l’elemosina, un po’ come le banche venete stanno facendo con le persone che hanno messo in ginocchio». E ancora: «Quello che serve è una legge nazionale che ci dia quello che ci è stato tolto. Nei Paesi avanzati nei giorni festivi si sta a casa, al massimo c’è un centro unico aperto. Lo fanno tutti, perché non noi?». Ieri, nel frattempo, le arterie viarie di accesso ai centri commerciali, erano bloccate. Automobilisti in fila per fare le compere.

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Tiziana D’Andrea, leader trevigiana del movimento Domenica No Grazie Italia, invece, plaude all’iniziativa dei templi dello shopping. Una materia sempre calda, tanto che l’assessore veneto Roberto Marcato ha convocato sindacati, categorie e attori della partita in Regione venerdì prossimo per rilanciare la delicata questione.

«È sicuramente una bella iniziativa», spiega D’Andrea, «è magnifico che Venezia sia un esempio, perché come Domenica No Grazie Italia riceviamo segnalazioni di centri commerciali aperti anche il 26, come l’Ikea, è un’Italia a due velocità. Il 15 dicembre saremo in Regione per tenere alta l’asticella, il Veneto ha fatto pressione, ma la legge è nazionale. Quello di Venezia è sicuramente un esempio della buona politica e delle buona economia. E non mi dicano che c’è ripresa, perché la gente ha iniziato a fare i regali solo in questi giorni, tardi rispetto al solito. Gli altri anni si iniziava ben prima, il Black Friday è l’esempio lampante della crisi che continua a mordere». E ancora: «Adesso bisogna ricominciare a discuterne, puntare al 25 aprile, al Primo Maggio, ci sono Pasqua, Pasquetta, è necessario tracciare una linea e darsi delle regole che sono state eliminate con la liberalizzazione spinta».

«Ad oggi», interviene l’assessore regionale Marcato, «abbiamo fatto tutto il possibile, la cosa drammatica è che al tavolo etico che abbiamo aperto sono tutti d’accordo sul fatto che non va bene, che il decreto Salva Italia va modificato e la proposta veneta è stata ampiamente condivisa, da destra a sinistra passando per i grillini, ma nonostante ciò è tutto fermo in commissione al Senato. Basterebbe che ci fosse la volontà politica di mandarlo avanti, che evidentemente manca». Continua: «Tra l’altro è dimostrato che la liberalizzazione spinta non ha portato un euro in più nelle casse dei lavoratori, delle grandi catene, di nessuno». L’assessore Marcato ha un asso nella manica per tentare di smuovere le acque: «Promuoverò una iniziativa per velocizzare i tempi, per questo ho invitato tutti in Regione la prossima settimana».

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