In evidenza
Sezioni
Annunci
Quotidiani NEM
Comuni

Ciclone Lega in laguna M5S leader in città

Il Carroccio triplica i suoi voti e supera gli alleati di Forza Italia, dimezzandoli I grillini prima forza politica a Venezia, il Pd vince solo in centro storico

di Alberto Vitucci
2 minuti di lettura

VENEZIA. La Lega diventa partito nazionale. Ma al Nord triplica i suoi consensi e fa cappotto. Il partito di Salvini è il vero vincitore delle Politiche 2018. Un ciclone in parte atteso, che spazza via in un attimo i partiti tradizionali e mette sulla scena le forze della protesta. La Lega e i Cinquestelle volano sull’onda del vento populista, della crisi e degli errori del centrosinistra. Ma a Venezia – come in tutto il Lombardo Veneto e nel Nord, ma anche al centro e a sorpresa nelle regioni rosse –il vero vincitore è il partito di Salvini e del governatore Zaia.

[[(MediaPublishingQueue2014v1) I 14 parlamentari eletti in provincia di Venezia]]

Crolla il Pd a livello nazionale con risultati ovunque sotto le aspettative. Anche se a Venezia in qualche modo tiene, e riesce a portare in Parlamento i suoi due consiglieri comunali, Andrea Ferrazzi al Senato e Nicola Pellicani a Montecitorio. Ma sono solo sette gli eletti veneti alla Camera, contro i 23 della Lega. Crolla anche Forza Italia. Il partito di Berlusconi cede più della metà dei suoi consensi veneziani all’alleato leghista. Sparisce Leu, il partito della sinistra dei “Liberi e Uguali” di D’Alema, Bersani e Grasso, che puntava alla doppia cifra. Invece supera di poco il 3 per cento (il 5 a Venezia), porta via voti al Pd ma non elegge nemmeno un parlamentare.

Un quadro completamente diverso emerge dalle elezioni di domenica. E denso di incognite. Gli sviluppi della situazione nazionale potranno avere sicuramente un effetto sulla Regione e sui governi locali.

Elezioni, Giannini: ''Renzi finge di dimettersi e prende in ostaggio il Pd''


L’énclave. Nel panorama deprimente per il Pd di Renzi spicca il risultato veneziano della città storica. Qui i candidati del Pd arrivano primi. Pellicani al 32,24, Ferrazzi al Senato al 32,57. Davanti alla leghista Andreuzza e a Elisabetta Casellati, in carica da vent’anni, terzi i Cinquestelle. Ma è un caso unico nel panorama politico veneziano. Nella terraferma veneziana le percentuali tornano in media, con il centrodestra al 34, i Cinquestelle al 29, il Pd al 26. Nell’estuario la forbice si allarga ancora, con il centrodestra 20 punti avanti al Pd (42 contro 22).

La sinistra. Persa la scommessa azzardata da Liberi e Uguali. Nel Comune di Venezia Leu ottiene uno dei risultati migliori con Michele Mognato, l’ex vicesindaco della giunta Costa, che tocca il 5 per cento, due punti sopra la media nazionale. A Venezia città la percentuale sale addirittura al 6,69 per cento, a livelli da sinistra anni Novanta. Non basta nemmeno qui per essere eletti.

Cinquestelle. Anche a Venezia città il Movimento di Grillo e Di Maio si conferma la prima forza politica. 27,5 per cento, 5 punti davanti alla Lega che prende in città dieci punti in meno che in provincia. Il suo 22,96 è comunque un record registrato a Venezia. Non si vedeva da 25 anni, quando riuscì a candidare Aldo Mariconda a sindaco, sconfitto poi da Massimo Cacciari. Per i candidati M5S quasi ovunque nei collegi il secondo posto, davanti al Pd.

I piccoli. Una sorpresa a Venezia è la lista “Potere al Popolo”. La guida Laura di Lucia Coletti, ex di Rifondazione e Lista Casson. 2,92 per cento dei voti, che scendono a 1,5 nell’intero comune. Voti buttati e chiaramente inutili a far eleggere un parlamentare. Qualcuno nel Pd fa due conti: «A Venezia avremmo preso con loro e Leu il 10 per cento in più». Ma in politica le somme aritmetiche non esistono.

Il record. Tra le 19 liste presentate a Venezia spicca il record negativo degli ex repubblicani di Ala. 0,97 per cento, qualche decina di voti in tutto. All’ultimo posto nella classifica del proporzionale. Anche qui, speranze zero di eleggere un rappresentante in Parlamento. La storia non insegna.

La destra. Forza Nuova e Casa Pound sono le liste neofasciste che insieme totalizzano circa l’1 per cento. Sono una decina i piccoli partiti che devono accontentarsi di risultati da prefisso telefonico. Tra questi anche l’Udc (0,54 per cento) e “10 volte meglio” (0,22).

©RIPRODUZIONE RISERVATA
 

I commenti dei lettori