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«Marghera, c’è la guerra per la droga: di sera scatta il coprifuoco»

Pestato per una sigaretta, rabbia e rassegnati dopo l’ultima violenta aggressione «Escalation di degrado, abbiamo paura, la situazione peggiora ogni giorno»

di Marta Artico
3 minuti di lettura

MARGHERA. C’è tanta rabbia, ma anche rassegnazione, a Marghera, all’indomani dell’ultima aggressione nel cuore della “Città giardino”. A farne le spese un cittadino colpevole soltanto di essere uscito di casa per portare a passeggio il cane: è stato picchiato da un tunisino, volto stranoto da queste parti, per una sigaretta. Vittorina Vianello risiede in piazza, a due passi dal luogo del pestaggio. Ha 82 anni, i capelli bianchi: soppesa le parole senza fare sconti. Mostra i campanelli del suo condominio, nomi italiani e stranieri, ma a lei poco importa. Scuote la testa. «Purtroppo pur di ottenere una sigaretta, arrivano a fare anche questo».

"A Marghera si percepisce sulla pelle un senso di insicurezza grave"



Le chiediamo se esce tranquilla. «Mai, una volta passeggiavamo dopo cena con mio marito, adesso ti picchiano, ti portano via la borsetta. Non si esce quando cala il sole e si deve stare attenti di giorno». Abita a Marghera da una vita. Da 24 anni in piazza Mercato lato municipio, prima stava dalla parte opposta, vicino al negozio Passaparola. Qualche tempo fa a suo marito si è avvicinata una donna. «Stava per aprire la porta di casa, la chiave nella toppa, una signora si è fatta avanti, lo ha abbracciato, e l’orologio è sparito».

[[(gele.Finegil.StandardArticle2014v1) Sgomberato accampamento abusivo sotto la rampa del cavalcavia di Marghera]]

L’uomo finito con il setto nasale rotto, si trovava davanti una delle numerose vetrine vuote, dove sta per aprire un outlet. A pochi passi, c’è un supermercato. La titolare china sulle corsie non ama le chiacchiere. «Questa è la piazza di Marghera», dice infastidita «saprà cosa dicono tutti». Un paio di anni fa è stata scippata. Era sola, aveva appena abbassato le saracinesche, stava salendo in macchina per andare finalmente a casa, quando una frazione di secondo prima di aprire la portiera dell’auto le hanno strappato di dosso la borsetta.

"A Marghera la situazione peggiora di anno in anno"



I bar sono quasi tutti in mano agli stranieri e anche il mercato del martedì parla etnico. Tra i pochi locali italiani, c’è il Dersut di Luca Barina, mestrino che ha aperto a Marghera, e che restituisce un fermo immagine disincantato del centro. «La situazione peggiora ogni giorno» racconta, «In questi anni ho visto una escalation di degrado. Con il buio c’è il coprifuoco: tutti chiudono, la piazza viene invasa da stranieri. Una volta si fronteggiavano le bande, la Rana contro la Cita o quelli di Catene, ma finiva là. Adesso gli stranieri hanno in mano il territorio e se lo spartiscono, è guerra aperta per accaparrarsi una fetta di mercato della droga e della prostituzione. Sono armati e pericolosi». Il Dersut si salva perché non vende alcolici. «Ma basta girare l’angolo»: indica i locali a poche centinaia di metri, «per rendersi conto di cosa accade». «I negozi chiudono, la piazza si sta svuotando, gli autoctoni sono sempre meno. Ed è una situazione che si ripete e che si allarga a macchia d’olio tra Mestre e Marghera, da via Tasso passando per via Rampa Cavalcavia e arrivando fin qui». Soluzioni i cittadini non le intravedono. «Bisogna ingaggiare una guerra al degrado senza precedenti, riprendere in mano il controllo del territorio».



Paolo Toffolo abita in via Rossarol da 40 anni, ieri era seduto su una panchina: «Questa non è più casa nostra, questo casino lo hanno combinato i politici, basta che si guardi intorno». Neppure lui esce la sera. Neanche per portare a spasso il cane. «C’è una grande insicurezza» dice Maurizio Venchieruti, «non si vedono divise, il commercio della droga prolifera, lo sanno anche le pietre. Eppure sembra che nessuno di chi sta nelle “stanze dei bottoni” se ne accorga». Anche Elisabetta Bigaglia, da quando vive a Marghera, ha visto aumentare il degrado di giorno in giorno. Buchi neri dove la malavita sguazza ce ne sono troppi.



In piazza Sant’Antonio c’è l’ex scuola Sacro Cuore, che a giugno potrebbe svuotarsi del tutto. Poche rotonde più in là l’ex Monteverdi, un’immensa rete di uffici vuoti dove l’erba arriva alle finestre, usata come bagno pubblico e chissà cos’altro. Tra via Rinascita e via Cafasso, un’altra rande struttura pubblica oggi dismessa confina con la caserma dei carabinieri. Dall’esterno si vede una porta con una grande buco nel vetro. «Da lì» ci fa vedere una signora che non vuole farsi riconoscere per timore di ritorsioni «entrano drogati, spacciatori, prostitute e delinquenti di ogni genere. Dovrebbero farci un centro per anziani, darlo a chi ha lavorato una vita e adesso deve vivere con 500 euro di pensione, i volontari almeno lo terrebbero pulito e lo sottrarrebbero alla criminalità». Un progetto c’è, dicono in Muncipalità. Un’associazione vorrebbe realizzarci una scuola di musica, ma dalla presentazione del progetto sono già trascorsi passati due anni e mezzo.

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