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Overdose, a Mestre la conta dei morti arriva a 15

Trentenne nordafricano trovato senza vita da almeno 24 ore. Vicino a lui recuperata una boccetta di metadone

di Vera Mantengoli
1 minuto di lettura

MESTRE. In un edificio abbandonato di Marghera è stato trovato morto un uomo nordafricano di circa 30 anni. Il suo corpo giaceva tra i ruderi da oltre un giorno, dimenticato da tutti.La notte tra martedì e mercoledì sulle 2.30 due passanti hanno avvisato la polizia che si è recata nel luogo indicato, all’incrocio  tra via dell’Elettricità e via della Pila.

Qui, all’interno di un immobile fatiscente, i poliziotti hanno rinvenuto il cadavere. Sul posto è arrivato anche il 118 che ha constatato il decesso, aggiungendo che la morte risaliva ad almeno un giorno prima. La salma è stata lasciata a disposizione della polizia per ulteriori accertamenti. Vicino al cadavere c’era una boccetta di metadone, il che farebbe pensare a una possibile morte per overdose. Se così fosse sarebbe il quindicesimo caso in un anno. Non si esclude comunque l’ipotesi di un malore, dovuto alle condizioni precarie della vita della persona, morta in solitudine o lasciata sola per più di 24 ore. Non appena avrà una prima relazione della polizia, il pubblico ministero Giorgio Gava disporrà con molte probabilità l’autopsia per accertare le cause del decesso.



L’area dove è stato trovato il giovane nordafricano è un incrocio di più vite. In via dell’Elettricità di giorno s’incrociano le prostitute a fianco del loro camper e i lavoratori delle poche aziende rimaste aperte.

Di notte la via diventa buia e isolata dal mondo, accessibile solo ai clienti di sesso a pagamento, agli spacciatori e ai senza dimora che si rifugiano nei molti edifici abbandonati. Nonostante le grate antintrusione non è difficile trovare un pertugio per entrare nei molti capannoni vuoti, ormai diventati rovine, come quello dove è stato trovato il cadavere. L’edificio è a fianco della rampa Rizzardi, alla fine della via.

Non si sa che cosa abbia portato il nordafricano qui, se sia stato il bisogno di un luogo dove trascorrere la notte o di un luogo appartato per assumere sostanze. Lungo la recinzione che dovrebbe vietare l’accesso, si trovano sparsi per terra confezioni di siringhe, aghi e indumenti vari. Nello stesso immobile qui venne trovata Genny Coccato, la trentaduenne di Dolo morta per overdose. Lo stabile non è mai stato ultimato, come dimostrano i cavi che spuntano dalle pareti mai finite che rappresentano il degrado generale della zona. Due grandi cartelli indicano che la struttura è in vendita, ma le recinzioni sono aperte chissà da quanto tempo. Nei vetri spaccati e incrinati alcune volgari scritte in rosso parlano di prostituzione. Le siringhe raccontano di corpi venduti alla droga. I ruderi sono lo specchio di un mondo dimenticato, portato alla luce da un cadavere abbandonato che adesso impone una riflessione.

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