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Mestre, fiori e poesie per “Marco”, il funerale islamico sul sagrato della chiesa

Un migliaio di persone ieri per l’ultimo saluto al tredicenne morto per un virus Il papà ai compagni: «Siete i miei figli, le mie braccia sempre aperte per voi»

Marta Artico
2 minuti di lettura

Mestre, il funerale islamico sul sagrato della chiesa

MESTRE. «Voi siete i miei figli e le mie braccia saranno sempre aperte per tutti voi, come la mia casa». Alì Mohhamed, il padre di Marco, il ragazzino bengalese di 13 anni della scuola media Giulio Cesare mancato giovedì scorso a causa di un virus intestinale, giovedì pomeriggio dal sagrato della chiesa della Madonna Pellegrina ha stretto in un grande abbraccio simbolico tutti i compagni di classe di suo figlio, quasi a voler colmare il vuoto della sua perdita e sentirlo ancora con lui.

Un migliaio di persone alle 18.30 si è riversato nel piazzale della chiesa di Altobello, dove è stato posato il feretro di Mohammed Aorangoje, che ha lasciato troppo presto la mamma Bubly Tamanna e la sorella Mehereun Nesa, per tutti Gilda. Il feretro è stato condotto all’ombra del campanile, mentre all’interno della chiesa, nella cappella, il parroco, padre Ottavio, celebrava una messa per Marco. Fiori bianchi, poesie e ricordi sopra la bara, attorno alla quale si sono stretti la mamma, il papà e gli imam delle comunità che hanno partecipato alla funzione islamica. Marco è stato vestito di bianco e bianco è il colore degli scialli che indossavano il padre e la sorella Gilda.

Sul sagrato i fiori della Giulio Cesare e il gonfalone. Alla funzione hanno preso parte i compagni di classe della scuola media, ma anche i suoi vecchi compagni, quelli della Cesare Battisti, le insegnanti delle elementari e quella delle medie, la dirigente dell’Istituto, così come i compagni di classe della sorella Gilda che frequenta il liceo privato Parini. In un primo momento i fedeli si sono riuniti nel parco dove l’imam ha tenuto una predica, attorno alle 18.45 si sono spostati tutti nel piazzale della Madonna Pellegrina per accogliere la salma.

Il feretro è stato posizionato accuratamente verso la Mecca poi sono iniziate le preghiere. Il papà Alì ha preso la parola con il megafono ed ha parlato prima in bengalese, poi in italiano, rivolgendosi ai compagni di classe tra le lacrime: «Vi chiedo perdono se Marco vi ha in qualche modo ferito o fatto del male, il suo papà vi chiede scusa per lui. Voi siete i miei figli, io vi amo, le mie braccia e la mia casa saranno sempre aperte per voi». Alì ha lasciato la parola alla vicepreside: «Oggi noi siamo tristi e stiamo male, ma Marco adesso sta bene ed è più felice di noi». Una cerimonia toccante come il dolore composto della famiglia. La sorella ha raccontato ai suoi compagni alcuni aneddoti del fratello minore: «Litigavamo», dice con un accenno di sorriso mentre piange e stringe forte le mani di chi la abbraccia, «Mi ricordo quando stavamo nella stessa camera in estate». Sorride ancora: «Era un inferno e sono i ricordi più belli che ho di lui»

. I compagni delle medie hanno consegnato alla famiglia un cartellone in cui ognuno ha raccontato un episodio legato al compagno di classe scomparso troppo presto. «Ho celebrato la messa alle 18. 30 per Marco», spiega padre Ottavio, il parroco di Altobello, «Ci siamo sentiti in comunione di preghiera, nella fraternità della fede in un unico Dio, è stata una bella cosa. È fondament ale per noi cristiani non sentirci isolati, ma solidali con chi soffre. L’apostolo Paolo diceva gioite con chi è nella gioia, soffrite con chi soffre». Un modo, questo, per celebrare la vicinanza della comunità cristiana. Un gesto normale per una comunità che convive con la sala di preghiera islamica a due passi, che qualcuno chiama “della Madonna Pellegrina”. E ieri il funerale del piccolo Aorangoje è stato celebrato proprio sotto la sguardo amorevole della Madonna Pellegrina. Alla volta di oggi la salma di Marco partirà dall’aeroporto di Tessera per la capitale del Bangladesh e da lì raggiungerà il Paese natale della famiglia di Marco. Il tredicenne riposerà con i suoi antenati. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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