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I plateatici non hanno limiti ancora sedie e ombrelloni

Nuova concessione alla Poerio, di fronte alla sede dei vigili. Intanto si studia il regolamento con limitazioni e criteri, come quelli già in vigore dal 2012

Alberto Vitucci
1 minuto di lettura



Due file di sedie, tavolini e ombrelloni sulla pubblica via. Di fronte alla sede dei vigili alla Poerio, prima del ponte che porta da piazzale Roma ai Tolentini. Ancora plateatici, concessi stavolta a un albergo, proprio in una delle strette «porte» che introducono alla città. Un episodio segnalato da un lettore. Spia di un fenomeno che non si ferma. Anzi.

Il numero dei metri quadrati occupati sul suolo pubblico da bar e ristoranti è in costante aumento. Qualche riordino era stato tentato con i cosiddetti «pianini». Ma la tendenza è all’aumento. Plateatici ovunque, ad accompagnare l’impennata sulle aperture di bar e piccoli ristoranti. Alcune aree sono diventate un bar diffuso, senza soluzione di continuità. Non solo Santa Margherita e Rialto, che pure dovevano essere zone protette. Ma anche la Misericordia, gli Ormesini, anche Castello e la Giudecca. Protestano i residenti, che a volte devono fare lo slalom per passare tra tavolini e banchi ex ambulanti diventati bazar con le ruote che vendono souvenir e chincaglierie a un euro. Da anni a causa della legge Bersani e per l’assenza di programmazione, bar e ristoranti aprono senza alcun limite. Non c’è più il numero chiuso, e nemmeno il limite per area con divieto di trasferire licenze. Basta presentare la domanda firmata da un professionista (Scia) per gli scarichi reflui e dopo trenta giorni si può aprire. Senza alcuna licenza. Una deregulation che ha prodotto l’invasione di Pubblici esercizi, anche al posto di negozi e botteghe artigiane. Non serve più nemmeno il parere della Municipalità, un tempo obbligatorio. E l’invasione avanza. Adesso il Comune ha allo studio un nuovo «Regolamento comunale per somministrazione di alimenti e bevande». Che dovrebbe limitare l’apertura di nuovi esercizi nel centro storico e rendere più difficile il trasferimento di licenze. Provvedimento tardivo, spazi liberi non ce ne sono quasi più. E l’enorme quantità di locali aperti negli ultimi anni scoraggia ormai nuove aperture. L’ultimo regolamento risale alla fine del 2012, proposto dall’assessore Carla Rey e approvato dalla giunta Orsoni. Introduceva criteri obbligatori per l’apertura di nuovi esercizi come le rampe per disabili, servizi igienici adeguati, scarico dei fumi, raccolta differenziata dei rifiuti, assenza di macchinette per il gioco d’azzardo. Venivano introdotti anche limiti alle aperture in particolari «Ambiti di tutela» e la novità della «Scia», dichiarazione del titolare che va a sostituire la licenza. Buone intenzioni che non hanno prodotto granché. Adesso, dopo la parentesi del commissario Zappalorto – diventato prefetto – la nuova giunta Brugnaro dopo tre anni prova a riprendere la questione. Niente blocchi, ma disincentivi legati sempre ai punteggi per i criteri. Potrebbe non bastare in un ambito ormai degenerato a causa del turismo. —



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