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Via Piave, campane a festa «Liberati da un incubo»

Don Mirco della chiesa di Santa Maria di Lourdes: «Gesto di vicinanza al quartiere» I comitati: «Intervento necessario. Lo spaccio riguarda anche Villa Querini»

di Marta Artico
2 minuti di lettura

MESTRE. Spacciatori in manette, la chiesa in festa. Alle 17 in punto le campane della chiesa di Santa Maria di Lourdes, nel cuore di via Piave, hanno suonato tutte assieme a festa per celebrare l’azione di polizia, ringraziare le forze dell’ordine ed esprimere riconoscenza a chi cerca di fermare la malavita.

Don Mirco Pasini non nasconde la soddisfazione sua e dei fedeli: «Ho suonato le campane a festa», spiega, «tutte assieme, perché era ora che ci fosse un segno di attenzione verso questo problema grave che ci circonda, la questione urgente della malavita di quest’area che teneva in ostaggio un quartiere intero. E lo confermo, c’era gente che piangeva di gioia e si abbracciava». Prosegue: «Le persone hanno bisogno di questi segni per sentire che le autorità civili sono loro vicine, che garantiscono la legalità e la vita buona. Speriamo che vadano avanti così. Un ragazzo mi ha scritto su Facebook che non è questo il modo per salvaguardare la legalità, che come l’erba la malavita cresce, si taglia e cresce di nuovo. Vabbè, gli ho risposto, significa che le forze dell’ordine avranno trovato il modo di tagliare l’erba».

La speranza non si deve perdere e la rassegnazione non è la soluzione. Don Mirco ha messo le telecamere, dentro e fuori dalla chiesa, a causa dei furti. E il degrado è un altro grosso problema: «Questa gente è sempre in giro per le strade a far niente, a una certa ora bevono le birre e poi orinano dove capita, manca il rispetto. Cosa succederebbe se andassi io a far pipì davanti a una moschea?». Comitati e associazioni chiedono che quella di ieri non sia una azione isolata. Roberto Rigamonti e Mario Berlendis che fanno parte dell’associazione Arte cultura veneta, stanno raccogliendo centinaia di sottoscrizioni per recintare il parco di villa Querini: «Il blitz», spiega Rigamonti, «è stato un atto di forza eclatante e ci voleva, adesso attendiamo pene certe per quei signori che distribuiscono morte, abbiamo visto distribuire dosi ai minorenni al parco di villa Querini da parte di quegli stessi che stazionavano in via Piave. Capisco che andiamo a toccare un dente scoperto, perché sicuramente anche molti professionisti vanno a rifornirsi, ma i magistrati devono dare risposte serie e pene giuste. Bisogna cambiare registro. Non può una minima parte di persone condizionare l’intera città. Noi cittadini ci diamo da fare, le istituzioni ci vengono in aiuto, le persone civili devono riappropriarsi degli spazi». Nei mesi scorsi tra chi aveva lottato c’era anche il gruppo CittadinDiVenezia, che aveva denunciato la situazione di spaccio e criminalità. «Su Mestre i volontari del Controllo del vicinato hanno fatto molto» spiega la coordinatrice regionale, Antonella Chiavalin, «specialmente nella zona a ridosso della stazione, facendo segnalazioni dettagliate, questa è la dimostrazione che se ci si impegna tutti assieme, i risultati si ottengono. Un ringraziamento a tutte le forze dell’ordine». —


 

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