In evidenza
Sezioni
Annunci
Quotidiani NEM
Comuni

Mose nella palude Cantieri deserti lavori bloccati e criticità irrisolte

Tutto in stand by compresi i progetti per fermare la corrosione E Linetti scrive al ministro Toninelli: «Bisogna intervenire»

di Alberto Vitucci
2 minuti di lettura

VENEZIA. Cantieri fermi. Corrosione che avanza. Parti del sistema sott’acqua che non si sa come risponderanno ai prossimi collaudi. Il Mose è in mezzo alla palude. Le criticità non sono risolte, e i lavori non vanno avanti. La grana è adesso sul tavolo del ministro delle Infrastrutture, il grillino Danilo Toninelli. Che dopo anni di polemica contro le grandi opere ha adesso la responsabilità di decidere sul come portare avanti la madre di tutte le grandi opere finita in secca. In mezzo ci sono stati i miliardi di euro di soldi pubblici spesi, i proclami sulla salvezza di Venezia. Poi lo scandalo e gli arresti, la corruzione. E la scoperta che non tutto era così perfetto come volevano far credere i filmati propagandistici dell’èra Mazzacurati. I commissari che guidano il Consorzio dal 2014 hanno inviato a Roma numerosi dossier sulle cose che non funzionano e sui lavori necessari a far ripartire l’opera.



Ma nulla si muove. Così il Provveditore alle Opere pubbliche del Triveneto, l’ex Magistrato alle Acque Roberto Linetti, ha preso carta e penna e inviato una lettera allarmata al ministro. «Sì è vero», conferma, «ho ritenuto mio dovere segnalare che qui nulla si muove». Non è un problema di soldi, che anzi ci sarebbero. Ma di «diversità di vedute» tra lo stesso Linetti e i commissari (Giusepe Fiengo e Francesco Ossola) sul come procedere. Diversità anche tra i due amministratori straordinari, nominati del prefetto di Roma su proposta del presidente dell’Antocorruzione Raffaele Cantone. Tanto che in sede ministeriale si era parlato dell’ipotesi di rilanciare l’azione dei commissari affiancandone a loro un terzo – dopo le dimissioni di Luigi Magistro, ex colonnello della Guardia di Finanza – lo stesso Linetti. Ipotesi ben vista anche in laguna, supportata con discrezione dalla Regione di Luca Zaia e dal Comune di Luigi Brugnaro. Quest’ultimo ha chiesto al governo di applicare la legge approvata lo scorso anno, cioè di trasferire alla Città metropolitana alcune competenze sulla laguna. Ma anche su questo fronte nulla si muove. Così il rappresentante del ministero in laguna Ha scritto a Roma. Analoga iniziativa qualche mese fa, con una segnalazione all’Anticorruzione.

Come procedere con i lavori del Mose risolvendo al tempo stesso le tante criticità ancora aperte? Per il Mose lo Stato ha speso fino ad oggi oltre 5 miliardi di euro, su un totale previsto di 5 miliardi e 600 mila manutenzione esclusa. Un fiume di denaro ingrossato dal recupero di vecchi interessi che dovrebbero finanziare i lavori di «abbellimento» delle strutture già realizzate a Malamocco e a Chioggia. Anche qui lavori fermi. Aspra la contestazione sugli interventi di «compensazione» con torri in vetro e illuminazione impattante che secondo gli ambientalisti è persino peggio degli interventi originali.



Conferenze aperte sui progetti redatti da Iuav sono state organizzate dai commissari. E alla fine è arrivata la richiesta di modificare quei progetti e di ridurne le dimensioni e l’impatto. Ma anche su questo fronte non succede nulla. «Manca una struttura operativa che possa prendere decisioni tecnicamente supportate», dicono a palazzo Dieci Savi. Anche perché i dubbi tecnici sul Mose e sulle sue strutture non sono ancora stati risolti. «Stiamo raccogliendo materiale», aveva assicurato la deputata veneziana dei Cinquestelle Arianna Spessotto, responsabile delle Infrastrutture per il Movimento. Ma le decisioni ancora non arrivano. —

BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
 

I commenti dei lettori