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Toninelli: "Paralisi del Mose: è colpa del Consorzio"

Così il ministro alle Infrastrutture risponde a Montecitorio al parlamentare pd Pellicani. Zaia: "Chi pagherà 100 milioni l'anno per la sua manutenzione?"

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Cantieri fermiIl ministro alle Infrastrutture Danilo Toninelli (lapresse)

VENEZIA .«Sul Mose c’è una inadempienza ingiustificata e pericolosa. Una sorta di paralisi da parte del soggetto tecnico operativo incaricato dallo Stato di realizzare l’opera».

Il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli risponde così, nell’aula di Montecitorio, al deputato veneziano del Pd Nicola Pellicani che gli aveva chiesto conto dei cantieri fermi e dei ritardi nei lavori per la grande opera. Al ministro Cinquestelle il Mose non è mai piaciuto. «Io certo non lo avrei fatto», ha detto qualche giorno fa in una intervista al nostro giornale. Ma oggi si trova a gestire una grande opera da 6 miliardi di euro – manutenzione esclusa – che fa acqua da tutte le parti.

Cantieri femri del Mose 

Nelle scorse settimane le lettere di allarme inviate a Roma dal presidente del Provveditorato alle Opere pubbliche – l’ex Magistrato alle Acque, declassato dal governo Renzi dopo lo scandalo e gli arresti del 2014 – che denunciavano ritardi e cantieri fermi. Non una questione di soldi, specificava Linetti. Ma di blocco dei progetti e dei lavori. Rispunta l’antica rivalità tra imprese, commissari e dirigenti dello Stato deputati al controllo dei lavori. Linetti non ne ha mai fatto mistero. E quel passaggio ripreso in aula dal ministro («Paralisi da parte del soggetto tecnico operativo») sembra indicare chiaramente le responsabilità.

Oggi a capo del Consorzio, un tempo gestito da Giovani Mazzacurati, ci sono i due amministratori straordinari nominati dal prefetto di Roma su proposta del presidente dell’Anticorruzione Raffaele Cantone. Giuseppe Fiengo, avvocato napoletano che viene dall’Avvocatura dello Stato. E Francesco Ossola, ingegnere torinese, docente al Politecnico, progettista dello Juventus stadium. Il primo si occupa di controllare bilanci, spese e attività del Consorzio e delle imprese. Il secondo proprio della parte tecnica. Consulenti e uno staff portato in buona parte da Torino. Mancanza di dialogo con l’ufficio lagunare delle Infrastrutture. Rivalità e ritardi che si sommano al gran numero di guai emersi. «Criticità» segnalate qualche mese fa a Roma da una dettagliata relazione degli stessi commissari. Corrosione di alcune parti delle cerniere, malfunzionamenti, manutenzione che si annuncia molto più difficile del previsto per un’opera che vive sott’acqua.

«Oggi l’opera è al 94 per cento, ma ancora mancano alcuni interventi essenziali per il suo funzionamento», ha detto il ministro, «delle quattro barriere previste, ne sono state realizzate finora tre. Resta da ultimare quella alla bocca di porto di Lido sud e, soprattutto, mancano gli impianti per l'entrata in funzione del sistema. I cantieri sono inoperosi dalla fine del 2017 e nei primi tre mesi del 2018 risultano spesi 12 milioni di euro in tutto».

Il Mose 

«Il sistema Mose è un'opera segnata da gravissimi episodi di corruzione», ha proseguito, «che hanno generato inchieste, processi, commissariamenti e da ultimo la nomina di una task force per indagare sulle cause della paralisi dei lavori e sul malaffare» «Toninelli punta l’indice sul Consorzio Venezia nuova e sulle imprese, ma anche sui commissari che rappresentano lo Stato», commenta Pellicani, «e questo è grave. Il Mose è al 92 per cento dei lavori e adesso va completato. E il ministro ci deve spiegare come intende fare».

Commentando le dichiarazioni del ministro Toninelli, il presidente del Veneto Luca Zaia, ha detto: «Mi inquieta però la fase 2 a cantiere concluso, quando avremo spese di manutenzione che ammontano a circa 100 milioni di euro l’anno e  io vorrei capire, e lo chiedo al mondo intero, chi ci mette 100 milioni di euro ogni anno per far funzionare un’opera che, ricordo, non salverà San Marco dall’acqua alta». 

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