“La signora della porta accanto” di Yewande Omotoso: una trama intrecciata di solidarietà, di complicità, di amicizia

Sembrava che per Hortensia fosse tutto una questione di razza, ma Marion pensava che la vita fosse più complessa, più subdola”.

La signora della porta accanto

Hortensia e Marion sono le due protagoniste di questo piacevole e solo apparentemente leggero romanzo scritto da Yewande Omotoso, nata nell’isola di Barbados nel 1980, cresciuta in Nigeria e trasferitasi in Sudafrica nel 1992.

Le due donne, vicine di casa, sono l’una l’esatto contrario dell’altra e non solo da un punto di vista strettamente fisico: Hortensia è magrolina, bassa e nera, Marion è alta e grossa, e bianca. Ma ciò che più le differenzia è il carattere. Scontrosa, solitaria, e sempre arrabbiata Hortensia; accondiscendente, socievole, compagnona Marion.

In realtà le due donne, che il destino porterà a divenire vicine di casa e a dover condividere momenti importanti delle loro vite, sono molto più simili di quanto possa apparire, addirittura complementari, sebbene entrambe non lo ammetteranno mai.

Era un insulto. All’improvviso una donna nera si insediava nella casa che per decenni Marion aveva sognato di possedere; una casa che era sua di diritto e che altri continuavano a portarle via. Come se non bastasse, era una sorta di celebrità minore. Marion non aveva mai sentito parlare di Hortensia, ma Sara Clarke l’aveva definita una guru del design. A Marion sembrava impossibile”.

L’anziana Marion, che aveva esercitato la professione di architetto, aveva progettato la casa del numero 10 di Katterijin Avenue come se dovesse viverci lei con la sua famiglia, ma in realtà non era mai stato così. Aveva dovuto accontentarsi del numero 12, molto meno adatta a lei. E nel corso degli anni aveva dovuto accettare con riluttanza i diversi proprietari che si erano succeduti. Fino all’arrivo di una strana coppia: una donna nera, minuta e dall’aspetto nevrotico, e un uomo altissimo, bianco e allampanato.

Ma anche Hortensia non celava la sua antipatia per Marion e non perdeva mai occasione per palesarla, soprattutto nel corso delle riunioni del comitato di quartiere che Hortensia consideravalo sfoggio di un’importanza inesistente. Donne anziane, con le loro parrucche, le unghie smaltate, il rossetto che penetrava nelle rughe intorno alla bocca; facoltose donne bianche, vecchie e spaventate che fingevano di essere importanti. Hortensia ci andava perché le trovava divertenti, tutte prese da chiacchiere su questioni prive di rilevanza. Le piaceva pensare di essere lì per deriderle. Ma in realtà ammazzava il tempo, distoglieva la mente da tutto il resto”.

Già, perché quello che si nasconde dietro la dura scorza del caratteraccio di Hortensia è una vita infelice, dove i successi lavorativi non sono riusciti a compensare le delusioni sentimentali, il distacco da un marito dal quale mai si sarebbe aspettata il male che le ha fatto e che anche dopo morto saprà metterla in difficoltà.

Hortensia e Marion diventano le facce di una medesima medaglia, rappresentazioni di stati d’animo di un femminile ferito, insoddisfatto. Marion è solo in apparenza una donna felice e realizzata con la sua numerosa famiglia e un marito che l’ha amata, ma in realtà è la solitudine il sentimento che maggiormente segna le sue giornate, con i figli che la scaricano perché presi dalle loro vite e un marito che dopo la morte la lascia piena di debiti.

Yewande Omotoso

Sarà un incidente, quindi un evento aleatorio e non controllabile, ad avvicinare le due donne che per un certo tempo vivranno sotto lo stesso tetto e, seppure continuando a recitare lo stesso copione fatto di tafferugli e litigi, le metterà l’una di fronte all’altra, a raccontarsi le loro vite, a confessarsi le reciproche infelicità.

La signora della porta accanto”, edito in Italia da 66thand2nd, è un romanzo che fa affiorare molte riflessioni sulla sfera sentimentale coniugata al femminile, sull’abnegazione che le donne dimostrano quando credono in un rapporto di coppia, fino a starne male, fino a soffrirne in silenzio.

Ma è anche un romanzo che ci racconta di come un rapporto apparentemente fatto di ritrosia, di astio e insopportazione, in realtà possa celare tanti fili di collegamento interiore, una trama intrecciata di solidarietà, di complicità, di amicizia.

È un romanzo che, data l’ambientazione in una città simbolo delle lotte contro l’apartheid, Città del Capo, propone in sottofondo il tema delle differenze razziali, dell’odio più o meno celato, quando non politically correct.

E così anche i rapporti con i domestici diventano motivo di riflessione, non solo per il lettore, ma per le stesse protagoniste, soprattutto per Marion, a cui la mite e sottomessa Agnes, sua donna di servizio di tutta una vita, darà una lezione indimenticabile proprio in punto di morte.

Un libro che partendo da una situazione ristretta, quale può essere quella di un rapporto di vicinato, affronta tematiche di ampio respiro, sia di natura psicologica e soggettiva, che sociale e politica.

 

Written by Beatrice Tauro

 

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