Ragusa Moleti, continua la polemica: simboli sì o no? Parla un papà: «Sbagliato mettere in mezzo i bambini»

Continuano ad essere puntati i riflettori mediatici di tutta Italia sulla questione religiosa ancora accesissima della scuola primaria palermitana Ragusa Moleti. Qualche giorno fa infatti il preside che da pochi mesi ha preso servizio in Sicilia ha fatto girare per le classi una circolare dove vieterebbe momenti di culto durante le ore e attività curriculari. Da quel momento la scuola è stata meta di pellegrinaggio di politici e vari esponenti religiosi che rivendicavano ognuno le proprie ragioni sulla presenza o meno di statue sacre cattoliche e sulla possibilità o meno di pregare durante le ore di scuola.

Oggi il preside Nino La Rocca dopo tante pressioni ricevute ha dichiarato che «nessuno vieta ai bambini di pregare a scuola, ma i momenti di preghiera sono ammissibili solo se nascono come esigenza spontanea e non sono promossi dalla scuola pubblica». Questa apertura però non convince i genitori cattolici, che rappresentano la maggioranza a scuola. «Lui ha parlato di apertura al dialogo ma non sta facendo un passo indietro rispetto alla circolare – spiega Mimmo, padre di Enrico che frequenta la scuola – a questo punto noi un passo indietro da parte del preside lo pretendiamo altrimenti lo rispediamo in Lombardia da dove è venuto. Non è corretto fare girare quella circolare, sarebbe dovuta passare al vaglio dei genitori, insegnanti e personale Ata, e poi è un gesto incostituzionale». Sono molto arrabbiati i genitori cattolici che portano i propri figli nella scuola Ragusa Moleti che chiedono che si ritorni a pregare regolarmente in classe «Le maestre non lo hanno mai imposto – continua Mimmo – ma hanno sempre chiesto “adesso facciamo una preghierina?”, i bambini di altre religioni erano liberi di non partecipare».

A far scatenare tutto questo putiferio sono state delle statue sacre fotografate dal Fatto Quotidiano, quelle statue sono state regalate dal custode tanti anni fa quando restò vedovo e come atto di devozione volle regalarle ai bambini e alla scuola. Ancora oggi quel custode ricopre il suo ruolo «ed è molto offeso da tutto questo trambusto. Le statue non vogliamo più esporle – aggiunge Mimmo – sono state già abbastanza offese e anche noi ci sentiamo offesi, chi le ha regalate se le è riprese e non intende riportarle a scuola». Tra gli altri a prendere parte al dibattito ci sono i pastafariani. «Hanno tentato di entrare a scuola con i loro simboli e intendono cancellare la nostra cultura mettendo scolapasta e spaghetti al posto delle nostre statue. – aggiunge preoccupato Mimmo – I pastafariani non sono cultura e neanche religione perché non sono riconosciuti, sono 27mila in tutta Italia. Noi non ci siamo mai permessi di offendere nessuno. La nostra paura più grande è quella che venga cancellata la nostra storia e la nostra identità, si comincia così e poi non si sa dove si può arrivare. Durante le preghiere prima del pranzo noi auguriamo che di quel cibo possano averne tutti in tutto il mondo».

Dall’altro lato ci sono i laici che si fanno sentire meno e che però sono dalla parte del preside. «Ho deciso che per la serenità dei miei figli è meglio che io non mi intrometta più in questo dibattito – racconta Gioacchino che ha tre figli che frequentano la Ragusa Moleti – mi hanno visto ai Tg nazionali mentre strappavo dei manifesti di Forza Nuova davanti alla loro scuola e l’indomani si sono sentiti dire che loro papà ha sbagliato. Che splendidi avvocati si sono scelti Forza Nuova e Salvini, i peggiori. Però ho deciso di espormi meno mediaticamente perché non è giusto per i miei figli sono piccoli e non capirebbero fino in fondo i miei gesti». La vera preoccupazione di Gioacchino e degli altri genitori laici è una: «Non c’è un’alternativa all’ora di religione – spiega – quelli che non frequentano quell’ora vengono messi tutti insieme in una classe ma non si sa cosa facciano. Io voglio che i miei figli possano scegliere una religione, non voglio nessun Dio a scuola. Noi purtroppo siamo la minoranza, la maggioranza sono le mamme cattoliche che mi hanno dato dell’indemoniato durante le discussioni. Le preghierine le ripetono oggi e le ripetono domani, entrano nel cervello dei bambini e non avrei voluto questo per i miei figli». Un altro spauracchio che circola tra le mamme è quello dell’islamismo. «C’è un clima feroce contro gli islamici. – continua Gioacchino – c’è chi si riempe la bocca dicendo “questi vengono da fuori e vogliono trasformarci in un paese islamico”. Non c’entra niente, tra l’altro le poche famiglie islamiche che ci sono non si pronunciano, non sono abituate a lottare per i propri diritti. La battaglia ce la siamo intestata noi italiani laici che non vogliamo simboli religiosi a scuola. Questo cambiamento parziale di atteggiamento da parte del preside è normale per adesso è stressatissimo».

«Secondo l’avvocatura dello Stato il preside per far girare una circolare tra i suoi insegnanti non dovrebbe passare dal consiglio di istituto. – dice Francesco, il rappresentante dei genitori alla Ragusa Moleti nonché pastafariano – Il preside ha solo applicato una norma, ha studiato il caso e ha ritenuto opportuno in modo legittimo di inviare una circolare ai suoi insegnanti. Io sono d’accordo con il preside, noi siamo una minoranza e il nostro Stato è a tutela della minoranze. Se le preghiere sono spontanee ovviamente non ci sono problemi, l’importante è che non siano le maestre a indurli a pregare. Non è vietato pregare ovviamente. Continueremo gli incontri tra  genitori e preside nella certezza di trovare punti di contatto. La soluzione potrebbe essere per chi vuole fare la preghiera che dieci minuti prima dell’inizio delle lezioni i bambini cattolici si vedono, recitano la preghiera e poi entrano in classe e iniziano le lezioni. L’obiettivo comune è che ci sia la massima serenità, lo sbaglio più grande è stato mettere in mezzo i bambini, l’indomani della circolare alcuni sono venuti a scuola con una medaglietta o un rosario e quindi gli è stato spiegato tutto quello che stava accadendo. Un errore perché alla fine è solo un problema tra adulti». 


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