Palermo

Il cioccolato di Modica al Parlamento Europeo. Presto arriverà il marchio "Igp"

Il consorzio conta 23 produttori, che realizzano ogni anno 12 milioni di barrette. Export in crescita verso Germania, Stati Uniti, Giappone e Russia

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E' in dirittura d'arrivo a Bruxelles il riconoscimento dell'Igp per il cioccolato di Modica. Il celebre prodotto tipico dell'angolo più orientale della Sicilia, col suo rito di preparazione a freddo che si tramanda da generazioni, diventerò un disciplinare di produzione riconosciuto e tutelato: "E' un ambasciatore della Sicilia nel mondo e ha completato il lungo iter dei passaggi burocratici regionali e nazionali", spiega Michela Giuffrida, europarlamentare Pd, siciliana. "E' una pratica che sto seguendo personalmente - sottolinea - anche per evitare che si ripetano problematiche avvenute in passato per l'olio che avevano rallentato l'arrivo del marchio".
 
"Il riconoscimento ci permetterà di impedire mistificazioni di un prodotto così antico, di cui abbiamo il know how da tre secoli - commenta Salvatore Peluso, presidente del consorzio del cioccolato di Modica -. Servirà a difendere i posti di lavoro, la nostra storia e a dare un futuro ai nostri ragazzi". Il consorzio conta 23 produttori, che realizzano ogni anno 12 milioni di barrette, per un fatturato di circa 22 milioni di euro. Ai quali se ne aggiunge un'altra ventina - più piccoli - sparsi per il territorio e non associati. L'export su questo prodotto pesa per circa il dieci per cento. Soprattutto Germania, Stati Uniti, Giappone. Ma "anche la Russia sta iniziando ad apprezzare il prodotto e qualche collega ha chiuso contratti con Arabia Saudita ed Emirati", spiega Peluso.
 
Proprio per accendere un faro sull'agroalimentare siciliano, il 10 ottobre Giuffrida organizza un evento-degustazione per i 750 parlamentari europei, al quale interverranno il presidente del Parlamento Ue Antonio Tajani e il leader del gruppo dei Socialisti e democratici Gianni Pittella, nonché il vicepresidente della commissione Agricoltura Ue ed ex ministro delle Politiche agricole Paolo De Castro. Tanti i prodotti rappresentati: oltre al cioccolato di Modica, il pomodoro pachino, il pane con farine di grani antichi, i formaggi dop, i vini doc insieme Marsala e Malvasia, i capperi.
 
"Un evento - spiega Michela Giuffrida - che nasce per accompagnare il brand Sicilia che, già di per sé, costituisce un importante valore aggiunto sui mercati mondiali. Già come in occasione del traguardo raggiunto con l'olio Igp Sicilia, che abbiamo festeggiato sempre qui al Parlamento europeo con un successo di partecipazione oltre ogni aspettativa, questo nuovo appuntamento sarà una grande e privilegiata vetrina per i prodotti siciliani di qualità".
 
I problemi da affrontare sono tanti. Nei primi sei mesi del 2017, secondo l'Istat, l'export della Sicilia è aumentato del 30,3 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno prima, dopo il tonfo del 17,3 per cento archiviato nel 2016. Ma a trainare la crescita, segnala Unioncamere, sono i prodotti petroliferi, che volano con un aumento di oltre il 40 per cento, mentre il segno di più all'agricoltura si ferma sotto il tre per cento. A pesare è "un approccio borbonico", dice senza giri di parole Rossano Zappalà, responsabile marketing dell'azienda di famiglia lattiero-casearia che condivide con i due fratelli. Un fatturato di circa 55 milioni all'anno, oltre il 10 per cento del quale realizzato con l'estero, il marchio che si è saputo fare strada e oggi vende in 24 Paesi: "Su 100 pizze sfornate a Tokyo - spiega Zappalà - 30 sono fatte con la nostra mozzarella". Ma a frenare l'export in Sicilia - sottolinea - è la scarsa attitudine a fare squadra. "Abbiamo tentato - racconta - di mettere insieme il nostro database clienti con altre aziende siciliane, dell'olio e di altri prodotti. Ma c'è molta gelosia, non c'è l'intenzione di condividere le informazioni. Nessuno ha dato i nominativi dei propri clienti".
 
Non aiutano neanche le altalenanti politiche pubbliche. La spesa regionale a sostegno dell'internazionalizzazione delle imprese è passata dai 17,5 milioni di euro nel 2015, anno in cui la Regione è stata quella che ha più investito in questa direzione, a zero nel 2016 - a eccezione di un milione e mezzo destinato ai consorzi - anche se quest'anno si registra una ripresa. Fiere, workshop, missioni all'estero, corsi di formazione: neanche un euro. "Quando c'era la possibilità - ricorda Peluso - ci aggregavamo alla Regione su fiere, workshop e altre iniziative. Ma se vengono tagliate le risorse, i piccoli imprenditori non si possono permettere di andare alle fiere internazionali. Non abbiamo potuto incrementare i volumi però siamo riusciti a mantenerli, corteggiando il cliente con altri sistemi".
 
Non si fa scoraggiare Carmelo Arestia, titolare di Agromonte, azienda del pomodoro ciliegino che è passata in due anni dal 10 al 40 per cento di export, e che a giugno ha incassato al Summer Fancy Food Show 2017 di New York, la principale fiera americana di settore, il premio per i prodotti alimentari più innovativi nell'ambito degli Italian Food Awards. "L'estero è il futuro - spiega -. Noi facciamo prodotti di alta qualità, a un prezzo un po' più caro, e cerchiamo un consumatore di livello medio-alto". La mancanza di aiuti non li ha fermati: "Abbiamo fatto da noi".