Palermo

Palermo, trafficanti di esseri umani: chiesti oltre settant'anni di carcere

(reuters)
Carcere per i cinque nigeriani a processo per traffico di esseri umani e sfruttamento della prostituzione. Questa la richiesta complessiva del pubblico ministero Gery Ferrara al gup di Palermo
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Oltre settanta anni di carcere per i cinque nigeriani a processo per traffico di esseri umani e sfruttamento della prostituzione. Questa la richiesta complessiva del pubblico ministero Gery Ferrara al gup di Palermo al termine della requisitoria del processo con rito abbreviato. Quattro uomini e una donna vennero arrestati dai finanzieri del Gico della Guardia di Finanza nell’ottobre dello scorso anno.

Si tratta di Osaro Jhon (alias Vivian, unica donna) per cui sono stati chiesti 17 anni di reclusione; un anno in meno la richiesta del pm per Collins Emoon e Bright Irogbenit, mentre 12 anni sono stati chiesti per Peter O’Egwuy ed Osas Edos. L’accusa per i cinque è associazione a delinquere transnazionale dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, alla tratta di esseri umani e allo sfruttamento della prostituzione.

Le indagini sono scattate nel 2015 dopo la denuncia di due delle ragazze costrette a prostituirsi in tutta Italia. Hanno raccontato ai militari delle fiamme gialle di essere state costrette per mesi a prostituirsi, e di essere state ricattate con riti Voodoo. Venivano anche drogate. “Dovete pagare un debito di 30 mila euro”, diceva Vivian la “maman” a capo dell’organizzazione di trafficanti. Le due ragazze nigeriane vivono adesso sotto protezione: grazie al loro racconto i finanzieri del Gico di Palermo sono riusciti a sgominare l’associazione a delinquere che aveva ramificazioni e contatti in molte città del nord Italia. 

“Avevano preteso 30 mila euro per un lavoro in Italia”, era stato il racconto di una testimone, un’altra ragazza che si era ribellata al ricatto dei riti Voodoo. “Sognavo di fare la tata. Ma arrivata in Libia, mi ero trovata rinchiusa in una casa, assieme ad altre ragazze. Ho capito subito a cosa stavo andando incontro. Volevo fuggire, non potevo. Mi dissero che sarei dovuta andare in Sicilia. E così è stato. Appena arrivata, su un barcone, a Lampedusa, sono fuggita”.

Le intercettazioni hanno svelato tutto il sistema con cui soggiogavano le vittime. Osaro John, la maman, diceva: “...Quello che mi fa ringraziare Dio è che di questa ho le sue mutande e i capelli da mia madre. Quando è arrivata qui le ho preso quelli dalla vagina e dalle ascelle; quelli sono con me... Se io vedo che non mi pagheranno li porterò da quell’uomo per fare schifezza”.