Palermo

Riina, via libera della procura a trasferimento salma. Di Matteo: "Mafia pronta a altre stragi"

(vasini)
Il sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia, in un'intervista a Repubblica lancia l'allarme: "La morte di Totò Riina non segna il tramonto dello stragismo mafioso. C'è una parte di Cosa nostra che preme per il ritorno ad azioni eclatanti"
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La Procura di Parma ha emesso il nulla osta per il trasferimento della salma di Totò Riina, il boss di Cosa Nostra morto venerdì scorso nel reparto detenuti dell'ospedale parmense. Ma slitta a domani la partenza del carro funebre per Corleone. A quanto si apprende le pratiche amministrative per il trasferimento sono ormai concluse, ma per esigenze organizzative non è possibile partire in giornata per la Sicilia. La salma rimane custodita nella Medicina legale dell'ospedale emiliano, dove restano di guardia le forze dell'ordine. Il carro funebre è già nella sezione di medicina legale dell'ospedale pronto per caricare la salma ed in attesa di partire per Corleone.

Intanto Nino Di Matteo, sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia, in un'intervista a Repubblica lancia l'allarme: "La morte di Totò Riina non segna il tramonto dello stragismo mafioso. C'è una parte di Cosa nostra che preme per il ritorno ad azioni eclatanti".

"La fase del post Riina è molto delicata. Bisogna vedere se nei nuovi assetti dei vertici mafiosi troverà spazio il desiderio di una parte dell'organizzazione di tornare allo stragismo. Ecco perché - avverte Di Matteo - in questo momento lo Stato farebbe un errore gravissimo se desse dei segnali di allentamento. Sul 41 bis, che ha dato ottimi frutti, sull'ergastolo, sul sequestro dei beni. Segnali che verrebbero interpretati dai mafiosi come un cedimento".

"Questo è il momento in cui lo Stato non deve mollare la presa, e anzi andare all'attacco nell'offensiva contro la mafia", rimarca Di Matteo, secondo cui "la 'ndrangheta sarà anche più forte economicamente, ma Cosa nostra conserva segreti inconfessabili del passato che restano un'arma di ricatto, pericolosa quanto arsenali ed esplosivo". "Riina è stato latitante per 24 anni, Provenzano per 43, Matteo Messina è ricercato dal 1993. Non è seriamente pensabile - osserva - che ciò sia potuto avvenire se non per coperture politico-istituzionali di cui questi soggetti, in varie fasi e con varie modalità, hanno potuto godere".