Palermo

Palermo, "istituzioni colpevoli sui migranti": il processo del "tribunale dei popoli"

(reuters)
Un'assemblea discute le responsabilità di Ue e governo nella morte di chi cerca di fuggire dall'Africa. Presente all'inaugurazione Orlando: "Il permesso di soggiorno è la pena di morte del nostro tempo"
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"Il permesso di soggiorno è la pena di morte del nostro tempo". Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, partecipa alla seduta del "Tribunale permanente dei popoli": deportazioni di massa, omicidi, torture, stupri, schiavitù e prostituzione forzata sono le colpe che l'assemblea, che si è riunita all'ex Cinema Edisone, attribuisce alle istituzioni europee, lo Stato italiano e in particolare il governo, nelle persone di Paolo Gentiloni e Marco Minniti.

Fra gli ospiti, appunto, Orlando, che si è sempre dichiarato contrario alla distinzione tra migrante economico e rifugiato: "La mobilità internazionale è un diritto umano inviolabile. Nessuno può essere costretto a morire nel posto dove è nato. Non possiamo avallare accordi criminali che oltre a calpestare questo diritto, provocano atroci sofferenze. Il nostro approccio deve essere umanitario, non securitario". Orlando ha inviato una lettera alle principali autorità politiche e giudiziarie, europee ed italiane, per chiedere "perchè le istituzioni non concedono un corridorio umanitario a chi ne ha diritto: come se una vittima della mafia dovesse venire accompagnata a processo dal suo carnefice".
 
Il Tribunale permanente dei popoli porterà a termine un processo d'opinione. Tre giorni di discussioni, testimonianze e denunce che serviranno a mettere insieme - attraverso la voce di magistrati, avvocati, giornalisti, esperti e vittime di abusi - l'atto di accusa contro governo italiano e Ue per le violazioni non solo dei diritti umani, ma anche delle nostre leggi interne e della Costituzione. Saranno giudicati i recenti patti siglati senza passaggio parlamentare, con il Niger e con il Sudan di Al Bashir, capo politico-militare, ricercato per crimini contro l'umanità, fino a quelli con la Libia, ispirati a quelli di mero blocco delle frontiere siglati tra Turchia e Unione Europea. L'attenzione sarà concentrata quindi non solo sulle condizioni di vita negli hot-spot e l'uso indiscriminato della forza nei paesi europei, ma soprattutto sul sentiero infernale che un rifugiato è costretto a percorrere per ottenere quelli che dovrebbero essere dei diritti riconosciuti. Al termine dei lavori, previsto per mercoledì pomeriggio, il Tribunale emetterà la sentenza.