Palermo

Trattativa Stato-mafia, Di Matteo: “Ciancimino ha gravi colpe ma resta teste importante”

Massimo Ciancimino 
Prosegue la requisitoria del processo. Il figlio dell'ex sindaco ha smosso memorie eccellenti"
 
 
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Dice il pubblico ministero Nino Di Matteo: “Massimo Ciancimino ha evidenti e molto gravi colpe, ma è stato un testimone importante, un teste privilegiato”. Prosegue la requisitoria del processo “Trattativa Stato-mafia”, la procura affronta uno dei capitoli centrali dell’atto d’accusa, quello relativo alle dichiarazioni del figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo. oggi in carcere per calunnia. “E’ ormai diventato un facile bersaglio – commenta Di Matteo - c’è una campagna contro di lui, non gli hanno perdonato di aver smosso le acque placide di una vicenda che doveva restare definitivamente sepolta dietro il muro di gomma di non dichiarati segreti di stato". Aggiunge il pm: "Anche noi riteniamo che non va preso per oro colato, ma diverse sue dichiarazioni risultano riscontrate dalle parole di altri soggetti, collaboratori di giustizia e non”.
 
Ciancimino junior accusa gli ex ufficiali del Ros Mario Mori e Giuseppe De Donno di aver gestito una vera e propria trattativa con il padre, che avrebbe consegnato un “papello” con le richieste di Totò Riina per fermare le stragi. Circostanza negata dai carabinieri. Il giovane Ciancimino sostiene che Mori avrebbe parlato col padre già nel giugno 1992, un mese dopo la strage di Capaci, Mori ha invece sempre collocato l'incontro dopo la strage Borsellino, mentre i primi contatti («Finalizzati ad arrestare Riina», dicono gli imputati) sarebbero stati fra De Donno e Massimo Ciancimino.
 
Dice Di Matteo: «Gli stessi carabinieri ci hanno detto che il dialogo iniziò grazie all’intermediazione del giovane Ciancimino». Figura «complessa» viene definita dalla procura quella del figlio dell’ex sindaco. «Ma una cosa è certa – dice ancora il pubblico ministero – dopo l’inizio della sua collaborazione, alcuni rappresentanti delle istituzioni hanno recuperato la memoria. Mi riferisco a Liliana Ferraro, a Claudio Martelli, a Luciano Violante, che hanno chiesto di essere sentiti dalla procura di Palermo, anche se su quei mesi del 1992 erano già stati citati nei processi per le stragi".
 
“Ciancimino non ha mai goduto di alcun trattamento di favore da parte della Procura di Palermo - prosegue la requisitoria - e quando la scientifica accertò che un biglietto consegnato presentava delle anomalie, scattò l'arresto del testimone nel giro di un'ora".

Cosa è successo al testimone Ciancimino? Per il pm Di Matteo, "si è volontariamente suicidato, creando i presupposti per non essere creduto neppure nei punti in cui ha detto la verità. Un tentativo eterodiretto ma assecondato, un suicidio assistito ed eterodiretto che però non riuscirà a portare all'azzeramento del suo apporto dichiarativo".