Palermo

Palermo, delitto del Capo: rito abbreviato per il presunto omicida

Calogero Pietro Lo Presti, nipote del boss di Porta Nuova, è accusato di essere l'assassino di Andrea Cusimano
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Ha scelto di essere giudicato con rito abbreviato Calogero Pietro Lo Presti, accusato di essere il killer che ha ucciso Andrea Cusimano la mattina del 26 agosto 2017 a porta Carini in pieno mercato del Capo. Nell’udienza preliminare di oggi il difensore ha chiesto il rito alternativo per il 24enne pregiudicato, nipote del boss Calogero Lo Presti, uno dei ras di Cosa nostra che comandano su Porta Nuova, ma anche cugino di secondo grado di Tommaso Lo Presti, altro autorevole padrino della famiglia. Il processo inizierà il 7 giugno e Lo Presti dovrà rispondere di omicidio volontario aggravato.
Lo Presti venne arrestato da due carabinieri pochi attimi dopo aver sparato a Cusimano alle 7,30 del mattino, all’apertura del mercato, a pochi passi dal palazzo di giustizia. Un delitto che si inquadra nella guerra  fra due famiglie, i Cusimano e i Lo Presti per i predominio nelle attività illecite al Capo e alla Vucciria. Per il sostituto procuratore Amelia Luise è questo il movente dell’omicidio del fruttivendolo Andrea Cusimano.

Lo Presti, secondo quanto ricostruito dai carabinieri del reparto operativo di Palermo era in compagnia di Fabrizio Tre Re, anche lui  pluripregiudicato, sorvegliato speciale e lo zio materno di Lo Presti. Arrestato qualche giorno dopo il delitto è accusato di concorso in omicidio. Ad incastrarlo ci sono alcune immagini delle telecamere in via Volturno che lo riprendono alla guida della Smart con cui, assieme a Lo Presti, è arrivato al Capo e un colloquio registrato in carcere fra la nonna 84enne Teresa Pace con il figlio detenuto al Pagliarelli. L’anziana è indagata per detenzione di arma irregolare (una pistola diversa da quella utilizzata dall’omicida). Con lei sono stati iscritti nel registro degli indagati per favoreggiamento aggravato dal metodo mafioso anche Giovanni Lo Presti e Giuseppe Di Salvo. Il primo è il soggetto che ha preso dalle mani la pistola al killer, subito dopo la sparatoria, mentre il secondo è colui che materialmente l’ha nascosta.
Le indagini hanno anche ricostruito la natura dei dissidi fra le due famiglie: da un lato il controllo del racket e lo spaccio di droga alla Vucciria e al Capo, dall’altro la lite in un pub della Vucciria, avvenuta la notte prima del delitto. Una lite fra Giovanni Lo Presti, il padre dell'assassino e Francesco Cusimano, il fratello della vittima proprio per questioni legate alla supremazia delle famiglie sul territorio. Una faida familiare che è poi continuata la mattina davanti a Porta Carini sempre fra Giovanni Lo Presti e Andrea Cusimano.