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“Le fiamme del pool”, i finanzieri di Falcone si raccontano: "Così le prime indagini"

(ansa)
Un docu-film della Guardia di finanza sulla straordinaria esperienza dell'ufficio istruzione di Falcone e Borsellino
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Palermo, 1983: la città è insanguinata da una mattanza che sembra senza fine, il giudice Giovanni Falcone intuisce che bisogna cercare innanzitutto i soldi e gli affari per fermare le cosche mafiose. E allora ottiene che una squadra di finanzieri del nucleo di polizia tributaria lavori a fianco del pool, nel bunker dell’Ufficio istruzione, per ricostruire le connessioni fra boss, clan e insospettabili complici che emergono da una montagna di assegni appena sequestrati. Oggi, i protagonisti della squadra di Falcone raccontano per la prima volta come iniziò la grande stagione di lotta alla mafia in un docu-film realizzato dalla Guardia di finanza: “Le fiamme del pool – sulle tracce dei tesori dei boss” si intitola. Verrà presentato martedì 22 alle 17, nell’aula magna della corte d’appello di Palermo, nell’ambito del convegno-dibattito organizzato dall’Associazione nazionale magistrati e dalla Guardia di finanza per ricordare le vittime della strage di Capaci.

"Le fiamme del pool". Un docu-film della Guardia di finanza sulle prime indagini di Falcone

«Raccontare quei giorni vuol dire ripercorrere la nascita di un metodo di investigazione ancora oggi attualissimo», dice il generale Sebastiano Galdino, comandante interregionale della Guardia di Finanza per la Sicilia e la Calabria. Il docu-film inizia con le parole di Giovanni Falcone, che in un’intervista alla Rai, invita a guardare a Cosa nostra «in una dimensione unitaria». In un’altra intervista, Paolo Borsellino ricorda che in quei difficili anni Ottanta il pool non aveva a disposizione neanche un computer. I finanzieri della squadra iniziarono a catalogare ogni assegno, ogni traccia, e poco a poco nacque una grande mappa criminale che orientò le indagini. «Riuscimmo finalmente a trovare connessioni fra persone fino a quel momento impensabili», ricorda il giudice Leonardo Guarnotta, uno dei componenti del pool antimafia. Nel film, il racconto dei finanzieri è alternato a quello dei magistrati che istruirono il primo maxiprocesso, Giuseppe Di Lello e Ignazio De Francisci.

Si susseguono ricordi e aneddoti inediti di quei giorni. Finanzieri e magistrati avevano ormai squarciato il muro dei segreti di Cosa nostra. E una mattina, Falcone guidò la sua squadra in una banca, alla ricerca di altri segreti. Il ritmo del film si fa incalzante. Le testimonianze di ufficiali e sottufficiali fanno rivivere le intuizioni e il grande impegno del giudice Falcone. «Per la prima volta, riuscì anche a violare i conti svizzeri dei complici dell’organizzazione», racconta il generale Ignazio Gibilaro, comandante regionale della Guardia finanza, all’epoca il capitano della squadra: «Un giorno, il giudice mi telefonò per convocarmi d’urgenza nel suo ufficio. La Svizzera ci avrebbe consegnato le carte di Vito Ciancimino. E partì subito con due brigadieri per prendere quei documenti». Anni memorabili. Dice Maria Falcone, la sorella del giudice: «In quei giorni nacque il motto: “Segui il denaro, troverai la mafia”. Ancora oggi un punto di riferimento per una lotta fondamentale nel nostro paese».