Palermo

Inneggiava ad Amri, l’attentatore di Berlino. Espulso un egiziano, cercava proseliti in carcere

Anis Amri, l'attentatore di Berlino, ucciso dalla polizia in un conflitto a fuoco, a Milano 
Trapani, l'Antiterrorismo della Digos svela una rete di contatti. L'intercettazione dopo i raid dei terroristi: "C'è stata una bella festa"
1 minuti di lettura
Quando arrivò la notizia dell’attentato di Berlino, il 19 dicembre 2016, esultò subito in carcere: “Ha fatto bene a fare quello che ha fatto, perché lui è una vittima”. L’egiziano Mohamed Mohamed Rao inneggiava ad Anis Amri, l’uomo che aveva scagliato un Tir sul tranquillo mercatino di Natale, facendo 12 morti e 56 feriti. “Ha fatto una festa in Germania”, diceva ai compagni di cella. Rao era il leader di un gruppo fortemente radicalizzato, gli investigatori della sezione Antiterrorismo della Digos di Trapani l’hanno tenuto sotto controllo per un anno, con la collaborazione dei colleghi della Digos di Palermo, e oggi è stato rimpatriato con un volo in partenza dal capoluogo siciliano. A riportarlo in Egitto, un servizio di scorta internazionale, com'è prassi in questi casi.
Mohamed Rao 
Anche dopo l’attentato di Londra, del 3 giugno 2007, aveva esultato: “C’è stata una bella festa”.  Mohamed Mohamed Rao aveva provato a fare proseliti, prima nel carcere di Sciacca, poi in quello di Trapani, dove scontava una condanna a cinque anni per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Si era ritrovato a condividere la cella con l’imam tunisino Lamjed Ben Kraiem, anche lui espulso alcuni mesi fa, e con un altro egiziano: pregavano cinque volte al giorno, praticando anche il digiuno. E tutti seguivano con grande attenzione le notizie sugli attentati del Jihad.

L'articolo/ Tunisino espulso, voleva portare il figlio a fare la guerra santa

Rao lanciava strali contro i media occidentali, colpevoli di non dare adeguato risalto ai conflitti in Iraq e in Siria. Le indagini della Digos dicono che non era un semplice scafista, ma un “soggetto animato da forti sentimenti antioccidentali – hanno scritto i poliziotti – capace di condizionare gli altri detenuti, richiamandoli alla stretta osservanza dei dettami del Corano”. Rao imponeva alla moglie di indossare il burqa: “Altrimenti ti lascio”, sussurrava. Un fervore religioso ritenuto a rischio. E’ il terzo espulso del 2018 in provincia di Trapani.