Palermo

Farmaco anti-tumorale negato in Sicilia, M5s: "Rimuovere i vertici della centrale di acquisto della Regione"

La nuova cura contro il cancro al seno, disponibile da gennaio, nell'Isola è arrivata con sei mesi di ritardo. Interrogazione all'assessore dei deputati grillini e di Claudio Fava. Ma Razza smentisce

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Un nuovo farmaco per le donne malate di tumore al seno bloccato per sei mesi dalla burocrazia siciliana. Si chiama Ibrance, è un'alternativa alla chemioterapia per le pazienti con metastasi e nelle altre regioni italiane è somministrato da gennaio in convenzione con il servizio sanitario. Nell'Isola, invece, è rimasto impantanato nelle secche della burocrazia: prima il rifiuto degli ospedali pubblici siciliani di acquistarlo al costo simbolico di un euro nell'attesa che l'Agenzia italiana del farmaco trovasse l'accordo sul prezzo con la casa produttrice Pfizer, poi i ritardi della Regione nell'inserirlo nel prontuario terapeutico regionale, infine l'attesa per la gara centralizzata di acquisto e adesso l'assenza di un codice che in alcune aziende sanitarie blocca la procedura. Sul caso sollevato da Repubblica anche i deputati Cinquestelle all'Ars vogliono vederci chiaro: “In Sicilia i malati oncologici non possono essere privati del diritto alle cure per cause imputabili alla Regione. Chiediamo l'immediata rimozione dei vertici della Centrale unica di committenza (Cuc) e al Governo di riferire sull'affaire Ibrance, un farmaco destinato a donne colpite da patologie oncologiche al seno, ad oggi, non disponibile nelle strutture ospedaliere siciliane, nonostante la gara sia stata espletata da tempo”.

L'assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, però smentisce: "Qualsiasi donna affetta da tumore al seno si trovi ad avere necessità del farmaco Ibrance, ha il diritto di sapere che questo è disponibile presso tutta la rete oncologica pubblica in Sicilia. Ibrance, farmaco oncologico non innovativo, non è assolutamente vietato nell'isola. Ad oggi il farmaco in questione si trova regolarmente inserito nel prontuario terapeutico regionale: nessuna carenza assistenziale, né nella sua distribuzione può addebitarsi al sistema: le strutture pubbliche di oncologia autorizzate nel territorio regionale, infatti, prescrivono ed erogano il farmaco regolarmente, come nel resto d'Italia. Nell'intervallo temporale intercorso tra l'approvazione da parte dell'Aifa ed il perfezionamento delle procedure di acquisizione, presso tutte le strutture pubbliche è stato possibile effettuare la terapia con l'Ibrance se ritenuta indispensabile dai medici in esse operanti; alla strutture pubbliche dunque, avrebbero dovuto essere indirizzati i pazienti che avevano necessità di tale terapia, dai centri prescrittori privati".

Anche il reponsabile della centrale unica di committenza, Aldo Palagonia, replica all'attacco dei Cinquestelle: "La centrale ha provveduto tempestivamente a fare le procedure di gara non appena ricevuta la comunicazione dell'inserimento del farmaco nel prontuario regionale, nonostante la grave carenza di personale dell'ufficio. I farmaci restano la nostra priorità".

Ad oggi, però, il farmaco non è ancora disponibile nelle farmacie ospedaliere dell'Asp di Palermo, la più grande azienda pubblica del Sud Italia. Per questo i deputati del M5s Francesco Cappello, Salvo Siragusa, Giorgio Pasqua e Antonio De Luca, componenti della commissione Salute dell'Ars, annunciano un'interrogazione parlamentare sulla vicenda e chiedeono l'immediata calendarizzazione di un'audizione in commissione Sanità dell'Ars con gli assessori regionali alla Salute e all’Economia Ruggero Razza e Gaetano Armao per fare luce sulla vicenda. Anche il deputato dei Cento Passi, Claudio Fava, ha presentato un'interrogazione urgente: "In tutta Italia il farmaco antitumorale Ribociclib è utilizzato per la cura dei tumori al seno, non si capisce il perché questo non avvenga in Sicilia. Il ribociclib è stato raccomandato come trattamento per il contrasto al carcinoma mammario, ha ottenuto il parere positivo sull’utilizzo da parte del chmp, il comitato per i medicinali per uso umano, ed è utilizzato ampiamente nelle strutture sanitarie nazionali. La mancanza di tale farmaco nelle disponibilità delle strutture regionali causa evidenti e gravi disagi a chi, per la terapia, è costretto a recarsi presso strutture fuori regione. Una situazione che non pare avere una motivazione e che, di fatto, riduce il diritto delle siciliane a terapie innovative e scientificamente affidabili”.

In Sicilia sono una trentina, di cui 13 oncologici, i nuovi farmaci che non sono stati tempestivamente resi disponibili per i pazienti a causa dei ritardi da parte della commissione assessoriale che avrebbe dovuto approvarli. La commissione, infatti, si è riunita solo il 19 aprile, dopo sei mesi dall'ultima volta (ottobre 2017). Le elezioni regionali e il cambio al vertice dell'assessorato hanno rallentato la nomina dei nuovi membri. Il farmaco è stato introdotto in prontuario regionale il 27 aprile, quattro mesi dopo l'autorizzazione dell'Aifa avvenuta il 6 gennaio. Poi è iniziata la procedura per l'acquisto. Il 6 giugno, un mese e mezzo dopo, la gara si è conclusa ed è stato emesso il codice identificato di gara.

Solo da alcuni giorni il farmaco è disponibile nelle farmacie ospedaliere pubbliche. Non in tutte. All'Asp di Palermo, per esempio, l'ordine è partito solo sabato scorso su sollecitazione dell'assessorato regionale ma il farmaco non è ancora giunto nelle farmacie ospedaliere dell'azienda sanitaria. “Che farmaci salvavita - proseguono i parlamentari grillini– siano off limits ai malati siciliani per ragioni imputabili all'inefficienza e inefficacia dell'azione amministrativa è semplicemente scandaloso. Non si può morire per intoppi burocratici. Razza e Armao hanno il dovere politico e morale di spiegare come mai, nonostante le gare siano state espletate, non sono stati ancora emessi i codici identificativi che consentono la somministrazione dei farmaci”.

Molti ospedali italiani hanno cominciato a erogare la nuova terapia anche prima di gennaio, approfittando della possibilità offerta dalla Pfizer di acquistarlo al costo simbolico di un euro a scatola in attesa che l'Agenzia italiana del farmaco firmasse l'accordo. Ma in Sicilia solo due strutture private lo hanno fatto. Anche su questo i deputati M5s chiedono spiegazioni: “Vorremo capire per quali ragioni in Sicilia gli ospedali pubblici non hanno approfittato dell'offerta loro riservata già un anno fa dall'azienda produttrice dell'anti tumorale, quando in attesa dell'accordo sul prezzo di vendita con l'Agenzia italiana del farmaco, la multinazionale aveva messo in vendita il prodotto al prezzo simbolico di un euro, mentre altre strutture incluse quelle private lo hanno fatto, dal momento che il costo stimato per una confezione è di 8 mila euro e come mai i direttori generali delle aziende ospedaliere non abbiano proceduto all'approvvigionamento in via autonoma”.