Palermo

Pd, assedio finale a Raciti: i renziani vogliono il commissariamento

Le correnti di Faraone, Lupo e Berretta chiedono la testa del segretario. A difenderlo solo Crocetta e orfiniani. Ma l'ex premier sarà in Sicilia fra mercoledì e giovedì e non vuole grane: direzione rinviata su diktat di Roma. Miceli: "Sul treno del Pd non c'è posto per le liti tra correnti, ma solo per la Sicilia vera". L'area Orfini: "Stalkeraggio del sottosegretario alla Sanità, adesso basta"
2 minuti di lettura
La resa dei conti nel Partito democratico siciliano è solo rinviata di qualche giorno. La direzione in programma domani è stata annullata e riconvocata "a data da destinarsi" su suggerimento del segretario nazionale Matteo Renzi, che tra mercoledì e giovedì farà tappa nell’Isola per il suo tour e non vuole problemi proprio in questi giorni. Renzi ha suggerito così al segretario regionale Fausto Raciti di annullare la convocazione. Sapendo bene che proprio i suoi in Sicilia, guidati dal sottosegretario Davide Faraone, sono pronti a chiedere le dimissioni di Raciti senza "se e senza ma".
Ieri a Palermo si sono riunti gli esponenti dell’area dem del ministro Dario Franceschini e i renziani. Attorno a un tavolo da Giuseppe Lupo a Faraone, da Luca Sammartino a Giuseppe Bruno. Alla fine la decisione è stata unanime. Formalmente si chiede "un cambio di passo, un Pd che torni tra la gente", come dice Bruno. Sostanzialmente queste due aree chiederanno la testa di Raciti e spingeranno Roma per un commissariamento del partito nell’Isola da qui al voto delle Politiche. Sulla stessa lunghezza d’onda, anche se con qualche distinguo e con più moderazione nell’attacco a Raciti, è l’area che fa riferimento al ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che si è riunita ieri mattina a Catania ed è composta, tra gli altri, da Giuseppe Berretta, Lillo Speziale e Angelo Villari. Qui è soprattutto Berretta a spingere per chiedere le dimissioni di Raciti.

Sul fronte opposto domani si riunisce l’area Orfini, alla quale fa riferimento Raciti insieme al deputato Antonello Cracolici, al responsabile organizzazione Antonio Rubino e agli ex deputati Giuseppe Digiacomo e Giovanni Panepinto. Su questo fronte si chiede invece la testa di Faraone, indicato come "il responsabile" del disastro elettorale anche per i suoi continui "attacchi al governo Crocetta degli ultimi anni". Inoltre gli orfiniani, e lo stesso Raciti, si difendono sostenendo che «le scelte sulle regionali sono state fatte in stretto raccordo con i renziani e il segretario nazionale». "La riunione della nostra area sarà un momento che servirà a fare chiarezza - afferma uno dei principali rappresentanti della corrente Orfini - rispetto a quello che ormai è un vero e proprio “stalkeraggio politico” da parte di Davide Faraone. Gli attacchi a Raciti sono strumentali e servono solo e creare fibrillazioni che non fanno bene al pd. C’è molta rabbia all’interno del partito verso questo modo di agire e pensiamo che è arrivato il momento di fare emergere le responsabilità”. In difesa di Raciti si schiera anche l’ex governatore Rosario Crocetta: "In vista delle Politiche una resa dei conti farebbe solo male al Pd — dice — anche se so che molti dem in questi anni mi hanno sempre attaccato non capendo quello che stavo facendo e portandoci poi alla sconfitta con la scelta di candidare il rettore Fabrizio Micari". Insomma, una cosa è fuori di dubbio: domani la direzione si sarebbe trasformata in un vero e proprio Vietnam dall’esito incerto. E Renzi, nella settimana della sua tappa siciliana, non vuole grane ulteriori. Così ha chiesto a Raciti di rinviare la seduta.

Il segretario palermitano dei dem, Carmelo Miceli, però avverte: "L'imminente arrivo in Sicilia di Matteo Renzi e del Treno dell'ascolto del Pd non ha nulla a che vedere con le questioni interne al Partito regionale e alle vicende post elettorali. Come avvenuto per le altre tappe, anche quelle nella nostra Isola avranno il solo fine di ascoltare la Sicilia vera, la Sicilia che lavora, che studia e dedica con generosità una parte del proprio tempo libero agli altri, quella che si proietta verso il domani con passione, coraggio e curiosità. Sul treno del Pd non c'è posto per i problemi delle correnti ma solo per storie vere e problemi di tutti i giorni. Spazio per chi - conclude Miceli - a prescindere da una tessera di partito, vuole raccontarci la sua esperienza di vita, insegnarci qualcosa, darci un contributo per lavorare alla costruzione di una Sicilia migliore".

Renzi comunque non avrebbe nulla in contrario a commissariare il partito nell’Isola, anche se a Roma questo provocherebbe le ire di Matteo Orfini, il riferimento di Raciti e degli ex Ds rimasti nel Pd. "Ma un segnale va dato, è passato un mese dal voto in Sicilia senza alcun dibattito interno, qualcuno deve rispondere di questo risultato", dicono i renziani. Per loro questo «qualcuno» si chiama Raciti. Per gli orfiniani si chiama Faraone.