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Elezioni, resa dei conti nel Pd siciliano. I partigiani: "Via i vertici"

Rubino: "Perso il 9,6 per cento rispetto alle Regionali. Colpa di Renzi e Faraone". I "ribelli" chiedono al sindaco Orlando di contribuire alla ricostruzione del partito. Panepinto: "Riorganizziamo i circoli Pd per una nuova stagione politica"

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I numeri sono testardi: nel 2008 il Pd ottenne il 25,5 per cento dei voti al Senato, nel 2013 il 18,5, nel 2018 l'11,6. Nel 2013 il Pd aveva aletto 20 deputati e 4 senatori siciliani, anche grazie al premio di maggioranza, oggi soltanto sei (quattro deputati e due senatori). Va peggio se si guarda al gap tra Regionali del 5 novembre scorso e le Politiche del 4 marzo: in Sicilia Pd, Sicilia Futura e lista Micari hanno conquistato il 21,2 per cento alle per il rinnovo del Parlamento siciliano, quattro mesi dopo hanno perso 9,6 punti percentuali. Una Caporetto che fa alzare la voce aii Partigiani dem, i dissidenti che hanno organizzato l'opposizione interna al partito contro la linea di "allargamento" voluta dal segretario nazionale Matteo Renzi e dal suo braccio destro in Sicilia Davide Faraone per la composizione delle liste. E che adesso, all'indomani della debacle elettorale, chiedono l'azzeramento della classe dirigente siciliana, un passo indietro del sottosegretario renziano e l'apertura immediata di una fase congressuale siciliana per "ricostruire" il Pd "a rischio di estinzione" nell'Isola.

A prendere la parola, nella sala conferenze della sede del Pd siciliano in via Bentivegna a Palermo, è l'ex responsabile organizzativo (dimissionario per protesta) Antonio Rubino: "Penso che la classe dirigente del Pd tutta debba fare quello che abbiamo fatto noi un mese fa: rimettere il mandato e consentire una fase di rigenerazione dal basso del partito. Non è più di tempo di guerra tra bande, e notte dei lunghi coltelli, e il Pd non può più permettersi fibrillazioni". Al suo fianco anche gli altri due dimissionari della segreteria regionale e componenti del movimento: Carmelo Greco e Antonio Ferrante. "Potremmo cominciare dicendo 'l'avevamo detto'", ha proseguito Rubino riferendosi a quello che è successo in queste settimane. Per dimostrarlo, hanno distribuito un documento con l'analisi storica dei risultati al Senato confrontati con quello delle elezioni precedenti. "Un risultato peggiore di quello di oggi bisogna andare veramente lontano per trovarlo - ha sottolineato - ieri il Pd ha preso l'11,6%, un dato più basso rispetto al 2013 con Bersani (18,5%) e ancor di più se raffrontato al 2008 con Veltroni (25,5%). Per trovare un dato così negativo, bisogna tornare al 2006, quando i Democratici di Sinistra guidati da Fassino si fermarono allora all'11,8%".

Per Rubino ci sono responsabilità politiche in primis del segretario nazionale e non solo: "Dentro le dimissioni di Renzi c'è anche chi lo ha rappresentato in Sicilia, come Davide Faraone. Penso che la classe dirigente dovrebbe dare un atto di responsabilità forte, a partire dai segretari regionali. Dovrebbero mettersi tutti a disposizione per una ricostruzione del Pd, con la consapevolezza che al di fuori del partito non c'è uno spazio politico. Oggi stiamo mettendo in campo una forza di classi dirigenti che si candida a dare una mano per ricostruire il partito a tutti i livelli come opposizione alle altre forze politiche che hanno prevalso in queste elezioni: noi siamo opposizione e questo dobbiamo fare, anche a livello regionale". Nessun appoggio, quindi, neanche al governo Musumeci in modo "chiaro e forte su tutti i temi della Sicilia. Oggi il Pd deve provare a essere la prima forza di opposizione senza sconti al centrodestra".

I partigiani aprono al sindaco di Palermo Leoluca Orlando, che recentemente ha preso la tessera del Pd e ha piazzato un suo fedelissimo, l'ex presidente Gesap Fabio Giambrone, come capolista a Palermo, ma ha ricevuto una sonora sconfitta dalle urne. "Per noi - dice Rubino - Orlando è un valore aggiunto purchè non si metta a disposizione, o peggio alla guida, di una corrente, ma contribuisca alla fase di ricostruzione della classe dirigente del Pd. Non vogliamo un partito indistinto, vogliamo un partito di centrosinistra che abbia una collocazione chiara e sia riconoscibile dagli elettori".

All'interno del Pd, ci sono anche altre voci critiche come quella dell'ex deputato regionale Giovanni Panepinto, big del partito nell'Agrigentino: "In queste ore post elezioni ,come tanti, sento lo smarrimento di una sconfitta che non è solo elettorale. I dati siciliani, prima di tutto, meritano una analisi onesta e profonda .Come una riflessione va fatta sugli errori ,la tracotanza e la tattica asfissiante nella fase di costruzione delle liste per le elezioni nazionali ma anche prima nei cinque anni di governo regionale a guida di tutti i " capi " del PD", scrive in un post su Facebook.  "Nella costruzione delle liste il disegno era chiaro e netto: la epurazione e la sostituzione in ogni luogo dei dirigenti democratici per fare spazio a personaggi che hanno altri interessi che poco hanno a che fare con la bella politica, i i beni comuni o come cambiare in meglio il mondo che viviamo . Questi personaggi sono 'altro' rispetto ai valori del partito democratico. Personaggi che non hanno portato manco voti . La conduzione delle elezioni renziana e faraoniana, associata a questi personaggi che sono 'altro' ha portato solo disastri e oggi ci sono macerie e tanto sgomento in ogni angolo della Sicilia ,dove ci sono dirigenti e militanti del Pd quello vero. Mi rammarico che Matteo Orfini e questa area politica sia stata pavida e succube dal segretario Renzi, che ovviamente non si dimetterà e sta pensando come dice lui a un congresso vero per epurare e riaffermare una arroganza che ha fatto danni inestimabili al Pd, al centro sinistra e a se stesso. Ai tanti militanti, dirigenti e amministratori del Pd che sono in ogni paese della Sicilia dico che abbiamo aderito al Pd e sposato un sogno, magari utopico, di migliorare il mondo in cui viviamo a cui non possiamo rinunciare. Come finirà non lo so ma sento che ne vale ancora la pena. Non nascondo i miei errori ne vuole essere una rivincita. Un impegno che deve continuare organizzando la nostra presenza in tutte le sedi del partito democratic, non farci intimorire dalla arroganza; ne vedremo tanta. Una presenza che stia dalla parte della gente e costruisca con tutte le forze pulite, e migliori del Pd una nuova stagione politica".