Parma

Migranti, Pizzarotti in Vaticano: "Populismo verbo di chi non sa ascoltare"

In udienza con l'Anci: "Scindiamo una volta per tutte il tema immigrazione dal tema sicurezza, o perderemo la sfida su entrambi i fronti"
 
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"Oggi parlare alle nostre comunità di integrazione, immigrazione e sicurezza non è per nulla semplice, perché ad ogni passo verso la verità si rischia di sconfinare nel populismo di chi urla più forte. E il populismo è il verbo di chi non sa ascoltare".

Così il primo cittadino di Parma e vicepresidente Anci, Federico Pizzarotti, in visita in Vaticano con i sindaci dell'associazione. "Parlare di un'Italia solidale, coesa e organizzata nel tempo della 'Confusione globale' è un compito difficile. Ma dobbiamo provarci, affrontando il tema come siamo soliti fare noi sindaci: con pragmatismo e con una visione di prospettiva".

Il discorso integrale

Occorre quindi "cambiare linguaggio": basta parlare di "emergenza" e "no a nuovi piani di emergenza, sì a progetti strutturali in sinergia con l'Europa e le nazioni africane interessate".

E, ha aggiunto, "scindiamo una volta per tutte il tema immigrazione dal tema sicurezza, o perderemo la sfida su entrambi i fronti". "Tutti abbiamo il dovere morale ed etico di trovare una soluzione", "l'integrazione", ha rimarcato, "è la chiave", "significa non lasciare alla deriva chi arriva nel nostro Paese".

"La verità in fondo è una sola. Forse per la prima volta da decenni, come italiani e come europei, abbiamo paura" e "chiedo a tutti noi di guardarci dentro e di riconoscere la paura", ma "dico anche che il più grande sbaglio nella vita è quello di inseguire nel buio la paura, dimenticando che a cambiare il destino del mondo è sempre stata la luce della ragione", ha concluso.

La città di cui ha parlato papa Bergoglio "è una città - ha spiegato - che non ammette i sensi unici di un individualismo esasperato, che dissocia l'interesse privato da quello pubblico. Non sopporta nemmeno i vicoli ciechi della corruzione, dove si annidano le piaghe della disgregazione. Non conosce i muri della privatizzazione degli spazi pubblici, dove il 'noi' si riduce a slogan, ad artificio retorico che maschera l'interesse di pochi". Per costruire questa città, ha detto, "serve un cuore buono e grande nel quale custodire la passione del bene comune". "Non si tratta - ha spiegato - di alzare ulteriormente la torre, ma di allargare la piazza", di "promuove giustizia sociale, quindi lavoro, servizi, opportunità".

"Comprendo, comprendo, eh, - ha anche spiegato il Pontefice - il disagio di molti vostri cittadini di fronte all'arrivo massiccio di migranti e rifugiati", spiegato dall'"innato timore verso lo 'straniero', un timore aggravato dalle ferite dovute alla crisi economica, dall'impreparazione delle comunità locali, dall'inadeguatezza di molte misure adottate in un clima di emergenza". Ma il disagio "può essere superato attraverso l'offerta di spazi di incontro personale e di conoscenza mutua. Ben vengano allora - ha esortato il Pontefice - tutte quelle iniziative che promuovono la cultura dell'incontro, lo scambio vicendevole di ricchezze artistiche e culturali, la conoscenza dei luoghi e delle comunità di origine dei nuovi arrivati".

"A voi sindaci - ancora un inserto a braccio - mi permetto di dire, come un fratello: bisogna frequentare le periferie". Nei saluti, Decaro ha detto con forza che i sindaci non possono essere lasciati da soli ad affrontare l'emergenza dei migranti, che a loro volta non meritano di crescere in un Paese ostile.