Parma

Parma, Italia e Marocco a confronto sul percorso di emancipazione femminile

Un convegno a più voci per fare il punto sul ruolo delle donne nella società e in politica
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Riflettere sui traguardi raggiunti dalle donne rispetto alla parità e alla partecipazione politica è stato il tema al centro dell'incontro Donne, potere e vita pubblica. Percorsi, realtà, esperienze a confronto tra Marocco e Italia che si è tenuto sabato 31 marzo presso l'auditorium del Palazzo del Governatore.

L'iniziativa, patrocinata dall'assessorato alle Pari opportunità del Comune di Parma, promosso dall'associazione Al-Amal e dall'associazione Hilal di Bologna, è stata realizzata in collaborazione con la biblioteca internazionale Ilaria Alpi, del centro Interculturale di Parma e degli Amici d'Africa Onlus.

Quattro le donne al tavolo del convegno per testimoniare del loro percorso ed impegno politico: Fatima Ben El Hassane, parlamentare e vicesindaca di Tangeri, Fatima Zohra Ek Chaikhi, consigliera comunale di Tetouan, Nicoletta Paci, assessora alle Pari opportunità del Comune di Parma e la senatrice Maria Gabriella Saponara.

La consigliera comunale di Effetto Parma Nabila Mhaidra, presidente dell'associazione Al-Amal, ha introdotto l'incontro, moderato dalla giornalista Chiara Cacciani, delineandone le linee tematiche e ringraziando i presenti tra i quali il vice console generale del Regno del Marocco a Bologna il quale ha messo in luce l'importanza attribuita al ruolo delle donne dalla Costituzione approvata in Marocco nel 2011 “basata su principi di uguaglianza, giustizia sociale e pari opportunità, nella convinzione che lo sviluppo di un Paese non possa dirsi completo senza la piena partecipazione delle donne”.

Chiara Cacciani, nell'avviare il confronto tra le interlocutrici, ha sottolineato il senso di un incontro volto ad accorciare le distanze tra i due Paesi, andando alle radici di stereotipi che devono essere sradicati.

Nicoletta Paci, attraverso un breve ma emblematico excursus, mostra quanto recenti siano state, in Italia, alcune conquiste nella direzione di una maggiore parità: “Il percorso verso l'ottenimento di importanti diritti per le donne appartiene alla storia più recente del nostro Paese. La legge contro la violenza sessuale risale al 1996: meno di ieri. Il processo di trasformazione per la conquista dei diritti delle donne è stato molto lento e risente di una serie di aspetti culturali che fanno da freno e faticano a cambiare.” Se per la prima volta nella storia della Repubblica una donna ricopre la seconda carica dello Stato, “resta una disparità evidente nella attribuzione dei ministeri o degli assessorati: raramente le donne sono poste a capo di ministeri ritenuti strategici: continuano a essere considerati campi di pertinenza femminile quelli legati alla cura ed all'istruzione.”
La politica, nel discorso della Paci, deve essere letta nella sua innervatura con la quotidianità: “restano disparità nella vita di tutti i giorni: un gap retributivo che vede le donne guadagnare circa il 30% in meno dei colleghi maschi, a parità di lavoro. Alla luce di questo semplice dato appare evidente che c'è ancora molta strada da fare. Il cambiamento deve partire dall'elemento basilare entro il processo di riconoscimento di ciascun individuo, il linguaggio. Il comune di Parma è impegnato sul piano del discorso di genere e ha emanato una Carta dei diritti delle bambine, contro ogni discriminazione.”

Fatima Ben El Hassane, con la sua testimonianza, mette in luce la approvazione di diverse leggi che vietano la discriminazione delle donne e che promuovono una loro piena partecipazione attiva alla vita politica del Paese. Alla domanda della Cacciani per sapere se a queste norme corrispondano condizioni di vita che permettono una concreta partecipazione delle donne alla vita pubblica, distaccandosi dalla famiglia e avendo garanzie e tutele rispetto al lavoro, Hassane risponde che “il cambiamento è nella nuova Costituzione, sancito dall'articolo 19, prima dedicato interamente al Re e dal 2011 dedicato all'uguaglianza ed alla pari dignità politica della donna. Nonostante i progressi in ogni campo, permangono alcune condizioni legate alla vita della donna marocchina che ostacolano la possibilità di accedere a tutti i livelli della vita pubblica. In questo senso, ciò che appare prioritario è lavorare sull'educazione dei bambini per mutare la mentalità diffusa che legge la politica come un campo riservato ai maschi.”

Una lunga esperienza politica quella di Fatima Zohra Ech Chaikhi, docente e membro del partito Socialista che nel suo intervento evidenzia il ruolo svolto dal Re nel favorire il processo di acquisizione di importanti diritti per le donne: “Non dobbiamo però fermarci: è necessario che si parta dalla famiglia entro la quale i ruoli devono essere divisi equamente. Gli obiettivi raggiunti dalla donna marocchina appaiono evidenti ma bisogna guardarsi dal rischio di passi indietro. Mi auguro un futuro che veda la donna più partecipe della vita politica, per un benessere nazionale pieno.”

Il tema si sposta sul modo in cui la religione influenzi la vita privata e pubblica. La vicesindaco Chaikhi osserva che il Partito socialista, del quale fa parte, ha sempre chiesto una netta separazione tra religione e politica: “Il programma elettorale del Partito socialista non ha mai presentato contenuti religiosi per fare in modo che la religione non fosse sfruttata per fini politici.”


La senatrice Maria Gabriella Saponara, prende la parola a conclusione dell'incontro e, rivolgendosi in particolare alle donne presenti in sala, presenta il percorso che l'ha portata ad essere in Parlamento: “Per le donne fare politica è molto difficile poiché sono spesso assorbite dai compiti familiari ma se aspettiamo il momento ottimale per partire, il rischio che corriamo è che questo momento non arrivi mai. Per quanto mi riguarda, quando ho sentito l'esigenza di impegnarmi in ambito politico, ho fatto un esame di coscienza e ho concluso che dovevo partire dal punto in cui mi trovavo e con gli strumenti che avevo a disposizione. Dodici anni fa ho iniziato il mio percorso in politica e ho lavorato in modo progressivo, spesso stando dietro le quinte. La sfida più importante per una donna in politica, al di là dei riconoscimenti che possono anche non arrivare, è quella di perseverare nell'intento di portare avanti le proprie idee, nella consapevolezza che la donna in politica fa la differenza.”

Il primo risultato politico le donne lo possono ottenere, secondo la senatrice, all'interno della propria famiglia: “E' necessario partire dall'educazione dei figli: parlando alle nostre bambine e ai nostri bambini di politica avremo cittadini consapevoli e responsabili della cosa pubblica.”

Il filo rosso che, a conclusione dell'incontro, lega le parole di donne impegnate in politica nei due diversi Paesi appare essere la consapevolezza della strada che ancora deve essere percorsa per una piena parità e la convinzione che si debba partire dalle forme dell'educazione, rivolte a costruire una società di donne e uomini consapevoli di una uguaglianza che deve essere sostanziale e fattuale, oltre che sancita.