Milano, 12 novembre 2017 - 08:52

Ostia, i ricordi di Santalmassi: «Com’era dolce il mio lungomare»

L’ex direttore di Radio 24: «In strada vendevano ghiaccio. La Vecchia Pineta era di lusso, aveva cabine di 16 metri quadrati. Il giorno dell’attentato a Togliatti facemmo in tempo a prendere l’ultimo treno per Roma prima dello sciopero che paralizzò il Paese»


Una foto d’archivio del collegamento ferroviario tyra Roma e Ostia 
Una foto d’archivio del collegamento ferroviario tyra Roma e Ostia
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Ho ricordi straordinari. Mia madre mi portava nel tratto di spiaggia libera presso il Villaggio dei pescatori (qualche rete «a bilancia» sull’omonimo canale) tra la Lega Navale e la Vecchia Pineta, lo stabilimento dove Mussolini si recava per fare mare, mentre d’inverno andava al Terminillo. Ci si arrivava con l’autobus, dal capolinea della Roma-Ostia. Solo più tardi si sarebbe allungata verso Torvajanica, a Stella Polare e a Castel Fusano. Mia madre portava la Sangemini, l’acqua per i bambini, che per non berla calda interrava nella sabbia dove il mare va e viene, quindi era al fresco.

Ricordo un 14 luglio (sì, proprio l’anniversario della presa della Bastiglia che a 7 anni non sapevo ancora fosse la festa dei francesi) quando si sparse la voce - non c’erano ancora le radioline - che avevano sparato a Palmiro Togliatti. Facemmo in tempo a prendere l’ultimo autobus e l’ultimo treno per Roma prima dello sciopero generale che paralizzò il Paese. Ricordo una interminabile camminata (mi fecero male le gambe) per attraversare tutta la città, dalla stazione della Piramide alle case popolari del Trionfale, dove abitavamo dopo che i bombardamenti avevano distrutto la nostra casa, il quartiere allora periferia pura, a ridosso di piazza San Pietro, ai piedi di Monte Mario.

L’anno dopo feci le vacanze scolastiche nel collegio dei Pallottini che avevano la chiesa di Ostia. E avevano una spiaggia a nord, dalla parte dell’idroscalo non ancora così degradato come quando Pelosi vi uccise Pier Paolo Pasolini decenni dopo.I Pallottini avevano attrezzato la loro spiaggia con giochi e una incannucciata che faceva ombra su lunghe tavole e panche di legno dove avrebbero distribuito il pranzo. All’epoca Ostia aveva un bellissimo lungomare (secondo me gareggiava con quello di Viareggio, con due carreggiate separate da aiuole centrali tenute benissimo) con villette e palazzine con terrazze panoramiche che ne facevano una sorta di Miami romana. Anche perché dietro c’era la famosa pineta di Castel Fusano, autentico polmone di verde.

Il trenino Roma-Ostia era della Stefer (non ancora Atac che era solo urbana) ed era sempre molto affollato. Il pontile che ornava Ostia, là dove finiva la via del mare che Mussolini fece costruire proprio per raggiungere rapidamente la Vecchia Pineta, era distrutto dalle mareggiate. Le spiagge erano estese almeno 40-50 metri. E la Vecchia Pineta aveva conservato il lusso degno di un dittatore avendo cabine di sedici metri quadrati (4x4) con doccia calda e fredda (avete presente il film di Franco Citti, attore preferito proprio di Pasolini, «Casotto»? Ecco, tutta un’altra storia...). Aveva anche il campo da pallavolo in spiaggia, con i romani alla «Leoni al sole» che quando una schiacciata mandava la palla lontanissima non alzavano un piede anche perché a luglio e agosto la sabbia scottava assai.

Per intenderci: parlo di un epoca in cui nelle case non c’erano ancora frigoriferi (e dunque nemmeno elettrodomestici da buttare per strada) e nelle più agiate c’erano le ghiacciaie, per cui per le strade c’era ancora chi urlava di vendere ghiaccio, o vino col classico carretto dei Castelli. Cominciava a vedersi la pubblicità murale delle cucine all’americana con pensili e gas, mentre nelle abitazioni c’erano ancora le cucine a carbonella che chiedevano molta pazienza, carbone e pulizia della cenere (sotto la quale, rammento, si potevano fare ottime patate con tutta la buccia).

Questa era Ostia. Poi piano piano l’abbandono, il degrado. E ci meravigliamo oggi della violenza di un Roberto Spada?

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