Milano, 27 novembre 2017 - 23:13

Visioni celesti e business nella sanità: svelato il «miracolo» del santone

Lo statuto dell’associazione nata per venerare la Madonna Giglio tra le Spine impegna i soci a svolgere assistenza sanitaria. E l’indirizzo non porta in una chiesa, ma in un centro di fisiokinesiterapia...

Christian Del Vecchio, sedicente veggente, con il famoso esorcista padre Gabriele Amorth, morto un anno fa Christian Del Vecchio, sedicente veggente, con il famoso esorcista padre Gabriele Amorth, morto un anno fa
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Alla fine, la verità sulla saga di Christian Del Vecchio, il giovane santone filo-palestinese, amante della buona cucina e fumatore di narghilè, è affiorata. E ha poco a che fare con le apparizioni della Madonna il 22 di ogni mese, con le «essudazioni» di olio d’oliva dalle mani e dal collo dell’«illuminato» o con le presunte guarigioni di malati di tumore propagandate sul web in cambio di un’offerta da versare al momento dell’arrivo a domicilio dei batuffoli miracolosi. A due mesi dall’inchiesta del Corriere sull’attività della discussa congrega attiva da tempo tra Roma, le Marche e la Campania, lo statuto di Amarlis (Associazione Mariana Accoglienza Refugium Lilium Inter Spinas), fin qui tenuto rigorosamente segreto, svela un retroscena sorprendente. Quali sono gli obiettivi dei soci devoti alla Madonna Giglio tra le spine? Pregare, leggere assieme il Vangelo, svolgere pellegrinaggi, così come era stato fatto credere anche a padre Gabriele Amorth, il famoso esorcista indotto in punto di morte a pronunciarsi a favore di Christian il veggente?

La chiesa a Quinzano di Force (Ascoli) concessa in affitto al santone-veggente
La chiesa a Quinzano di Force (Ascoli) concessa in affitto al santone-veggente

Macché, colpo di scena. I promotori del sodalizio - stando allo statuto approvato in provincia di Napoli il 1° agosto 2013, registrato presso l’Agenzia delle Entrate e mai pubblicizzato - più che a condividere momenti di raccoglimento sembrano interessati a operare nel mondo della sanità privata. E’ l’articolo 4 dell’atto istitutivo («scopi dell’associazione») a chiarire una volta per tutte il core business. Dopo una premessa generica (Amarlis «promuove e monitora la tutela dei diritti civili, con particolare riguardo a soggetti in gravi disagi fisici e psichici»), i punti 2 e 3 elencano infatti i compiti specifici dei convenuti, come «offrire assistenza socio-sanitaria a persone fisicamente e psichicamente disabili» e «in grave disagio economico-familiare», curare «la formazione e l’istruzione di minori abbandonati», attuare «politiche di difesa e sostegno alle persone diversamente abili».

Obiettivi apprezzabili, indubbiamente. Ma perché non parlar chiaro? Che senso ha celarli dietro il paravento dell’organizzazione religiosa richiamata nel nome? Una risposta, forse, potrebbe darla una coincidenza: la riunione fondativa di Amarlis - alla quale quel 1° agosto di 4 anni fa parteciparono Christian Del Vecchio in qualità di presidente, la tesoriera Nunzia Ostacolo e la segretaria Gioconda Fascelli - si tenne presso un indirizzo del comune di Monte di Procida (via Torrione 59) che è lo stesso di un centro di fisiokinesiterapia noto sia nella vicina Napoli sia in tutta la Campania.

Il vescovo di Ascoli, monsignor Giovanni D’Ercole
Il vescovo di Ascoli, monsignor Giovanni D’Ercole

La pubblicità data ai poteri del «divin messaggero», dunque, potrebbe aver fatto da schermo ad affari più materiali? I dubbi sono destinati a crescere, e non solo tra i familiari delle ragazze irretite o tra i parenti dei malati di tumore abbagliati dalla prospettiva di guarire al semplice contatto con i batuffoli d’olio. Le rivelazioni sulla ricerca affannosa di danaro tra i seguaci di Amarlis per riscattare una casa a Sessa Aurunca (Caserta) e per rimborsare Equitalia di quasi 400 mila euro, d’altronde, già da qualche settimana provocano tensioni nella diocesi di Ascoli, che a Del Vecchio ha affittato la chiesetta di Quinzano di Force, presto diventata una sorta di «Medjugorje delle Marche» sull’onda dei racconti sulle apparizioni mariane nel vicino boschetto. Si è trattato di una fiducia mal riposta, viste anche le gaffe di un confratello di Del Vecchio che va in giro dicendo di aver visto 56 volte la «Beata Vergina»? In ambienti ecclesiastici finora hanno prevalso cautela e prudenza. Il vescovo di Ascoli Giovanni D’Ercole, tuttavia, già da tempo ha avviato «un monitoraggio» per valutare la situazione «con attenzione» e adesso, alla luce delle sorprendenti novità emerse dallo statuto di Amarlis, non è da escludersi un’anticipazione del verdetto. (fperonaci@rcs.it)

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