Milano, 22 ottobre 2017 - 12:38

Il Papa: pagare le tasse è un atto dovuto, ma noi apparteniamo a Dio

Francesco lo ha ribadito durante l’Angelus domenicale in piazza San Pietro, commentando l’episodio evangelico della risposta di Gesù alla domande dei farisei sul «dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio»

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Pagare le tasse, ovvero il moderno «tributo a Cesare» è «un atto dovuto». Lo ha detto Papa Francesco durante il consueto Angelus domenicale in piazza San Pietro, commentando l’episodio evangelico della risposta di Gesù alla domande dei Farisei sul «dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio». E ha spiegato: «Nel Vangelo Gesù dice che pagare la tassa non è un atto di idolatria, ma un atto dovuto all’autorità terrena. Il riferimento all’immagine di Cesare, incisa nella moneta, dice che è giusto sentirsi a pieno titolo, con diritti e doveri, cittadini dello Stato».

I cristiani e l’impegno nella realtà sociale

Perché, ha spiegato Francesco, «sentirsi a pieno titolo, con diritti e doveri, cittadini dello Stato e allo stesso tempo appartenere a Dio, non sono due cose da mettere in contraddizione. Ma se nella moneta mostrata a Gesù è impressa l’immagine di Cesare, in noi, in ogni essere umano, c’è quella di Dio, che è il Signore di tutto, e noi, che siamo stati creati “a sua immagine” apparteniamo anzitutto a Lui». Ha aggiunto poi il Papa: «Gesù, approfittando della domanda maliziosa dei Farisei, ricava un interrogativo più radicale e vitale per ognuno di noi: a chi appartengo io? Alla famiglia, alla città, agli amici, alla scuola, al lavoro, alla politica, allo Stato? Sì, certo. Ma prima di tutto, ci ricorda Gesù, tu appartieni a Dio. Questa è l’appartenenza fondamentale. È Lui che ti ha dato tutto quello che sei e che hai». Per questo «il cristiano è chiamato a impegnarsi concretamente nelle realtà umane e sociali senza contrapporre Dio e Cesare, ma illuminando le realtà terrene con la luce che viene da Dio. L’affidamento prioritario a Dio e la speranza in Lui non comportano una fuga dalla realtà, ma anzi un rendere operosamente a Dio quello che gli appartiene, nell’ottica della vita futura, quella eterna».

Il Mese missionario nel 2019

Papa Francesco ha poi ribadito di avere indetto un Mese missionario straordinario nell’ottobre 2019, accogliendo la proposta della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, in occasione del centenario della promulgazione della Lettera Apostolica Maximum illud sull’attività missionaria nel mondo, pubblicata nel 1919 da Papa Benedetto XV, che ricorrerà il 30 novembre 2019: «Nel giorno in cui ricorre la memoria liturgica di San Giovanni Paolo II, Papa missionario, affidiamo alla sua intercessione la missione della Chiesa nel mondo».

La preghiera per il Kenya

Dopo la recita dell’Angelus, Francesco ha invitato i fedeli a pregare con lui per la pace nel mondo e in partcolare per il Kenya: «In questi giorni seguo con particolare attenzione il Paese africano che ho visitato nel 2015, prego affinché sappia affrontare le attuali difficoltà in un clima di dialogo costruttivo, avendo a cuore la ricerca del bene comune».

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