10 febbraio 2018 - 07:04

Roma, centro proibito: stop a minimarket, negozi-suk e sexy shop

Approvato in giunta il nuovo regolamento sul commercio nelle aree storico, la novità principale è il blocco delle aperture di negozi di somministrazione alimentare per 3 anni

di Manuela Pelati

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«Un freno al proliferare di minimarket e affini». L’assessore al Turismo e Commercio, Adriano Meloni ha definito così il nuovo regolamento sul commercio nella città storica dopo l’approvazione ieri in giunta in seguito al vaglio delle osservazioni dei Municipi. Per essere esecutivo ora dovrà aspettare la delibera d’assemblea in Campidoglio ma l’approvazione è scontata vista la maggioranza 5 Stelle.

Le nuove norme per dare un freno al suk che invade il centro storico di negozi con paccottiglia a basso costo in spazi poco decorosi, era atteso da anni da commercianti e residenti. L’attenzione è anche per la vendita di alcolici e un freno alla saturazione del territorio in centro storico. «Stop all’apertura di nuove attività di vicinato alimentare, sia artigianali che di vendita al dettaglio in tutti i rioni dell’area Unesco» è la novità principale sottolineata da Meloni. «Quelli con le procedure in corso avranno un anno per adeguarsi».

Niente più tutela solo nelle vie di pregio come prevedeva la delibera 36 del 2006 (epoca Veltroni) . Per evitare l’invasione dei negozi nei vicoli adiacenti alle vie proibite, il nuovo regolamento prevede tre aree territoriali: centro storico, ambito intermedio e città storica. Sarà in vigore non solo quindi nel Sito Unesco ma nelle aree storiche dall’Eur dove c’è il palazzo della civiltà del lavoro a Monte Sacro con la zona di città Giardino. Non saranno applicate in queste ultime le regole più stringenti come il limite di 150 mq per gli esercizi di vicinato nel settore alimentare e il divieto di apertura di gelaterie artigianali. Ricadono invece nel blocco dei tre anni i laboratori di pizzeria al taglio, rosticcerie, kebab e paninoteche.

Freno a fast food, quindi dentro e fuori il sito Unesco dove vale la regola ad esempio che un libraio un negozio di antiquariato o di giocattoli, devono aprire al posto di un’altra libreria chiusa. Centro storico off limits anche per friggitorie, carrozzerie, sexy shop, autolavaggi, discount e sale con videogiochi in favore di laboratori artigiani dal design alle erboristerie.

Accolta la richiesta dei municipi di applicare il divieto per i negozi di vicinato di somministrare gli alcolici. In pratica se un commerciante ha licenza di pizza al taglio non potrà vendere birra alla spina, ma solo bottiglie chiuse, da consumare in uno spazio che non dovrà superare il 25% della superficie del negozio. Si vuole così evitare che alimentari diventino trattorie, ma anche che librerie o gallerie d’arte diventino ristoranti. «I negozi non potranno esporre alcol in vetrina» ha sottolineato Meloni. In pratica i minimarket non potranno più esporre in vetrina quello che vendono all’interno. E per la tutela del decoro saranno vietati led e schermi luminosi come le insegne con luci rosse e scritte «Aperto» o pubblicità con video e Lcd.

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