14 febbraio 2018 - 14:04

Roma, botte e minacce alla moglie
A giudizio ex gendarme del Vaticano

Il gip di Roma ha deciso per il rinvio a giudizi: l’imputato (prima sospeso e oggi espulso) sarà giudicato per maltrattamenti in famiglia e lesioni aggravate dai futili motivi

di Mariolina Iossa

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È accusato di avere picchiato la moglie e di averla anche minacciata con un martello. Per questo il gip di Roma, Lorenzo Ferri, ha rinviato a giudizio oggi un gendarme pontificio (ora espulso) di 39 anni per i reati di maltrattamenti in famiglia e lesioni aggravate dai futili motivi. Il processo è stato fissato per il 13 giugno davanti al giudice monocratico. I fatti risalgono all’agosto del 2016 e sono andati avanti fino al febbraio del 2017.

La moglie minacciata con un martello

L’uomo, in almeno quattro circostanze, avrebbe aggredito la moglie, una giornalista, colpendola e procurandole anche un trauma cranico e fratture al naso, costole e piede. Il 18 settembre del 2016 il gendarme, al culmine dell’ennesima lite, avrebbe impugnato un martello minacciando di morte la moglie, che è una giornalista di una tv di proprietà della Conferenza episcopale italiana.

L’avvocato della donna: «Sono soddisfatto»

«Sono soddisfatto — spiega l’avvocato Piergiorgio Assumma, legale della donna —. Ringrazio in particolare il comandante della Gendarmeria, Domenico Giani, per essere intervenuto immediatamente e con fermezza e così facendo ha garantito il massimo della tutela e della sicurezza della mia assistita. Abbiamo saputo anche che lo stesso è stato espulso dalla Gendarmeria dopo essere stato sospeso e disposto il ritiro dell’arma in dotazione».

«Apprezzamento per la sensibilità della Gendarmeria»

Il legale di parte civile esprime ha poi espresso apprezzamento per la «sensibilità e l’umanità dimostrata dal comando e dal corpo della Gendarmeria che hanno seguito il caso con attenzione. La mia assistita è stata più volte ascoltata e rassicurata anche alla luce di una consulenza fatta dalla dottoressa Margherita Carlini del centro Antiviolenza di Ancona, che ha valutato, in una consulenza da noi chiesta, il fattore rischio della situazione come “significativo ed elevato”».

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